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sabato, Aprile 27, 2024

Caporalato in agricoltura: a che punto è l’agenda?

La Legge contro il caporalato in agricoltura, approvata lo scorso ottobre, definita “legge di civiltà”, prevede una sezione dedicata ad un piano di interventi per l’accoglienza dei lavoratori agricoli stagionali.

Nel sito del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali leggiamo che “con la nuova legge le amministrazioni statali saranno direttamente coinvolte nella vigilanza e nella tutela delle condizioni di lavoro nel settore agricolo, attraverso un piano congiunto di interventi per l’accoglienza di tutti i lavoratori impegnati nelle attività stagionali di raccolta dei prodotti agricoli. L’obiettivo è tutelare la sicurezza e la dignità dei lavoratori ed evitare lo sfruttamento ulteriore della manodopera anche straniera. Il piano presentato dai Ministeri del lavoro e delle Politiche sociali, delle Politiche agricole alimentari e forestali e dell’Interno sarà stabilito con il coinvolgimento delle Regioni, delle province autonome e delle amministrazioni locali nonché delle organizzazioni di terzo settore”.

Questa particolare attenzione all’accoglienza e al rispetto dei lavoratori era stata già posta nel Protocollo d’Intesa, siglato a maggio 2016, dagli stessi ministeri. Un documento che si prefiggeva di mettere a segno alcune azioni di contrasto, strutturate in ben 11 punti, che vale la pena di ricordare:

  1. Stipula di convenzioni, per l’introduzione del servizio di trasporto gratuito per le lavoratrici e i lavoratori agricoli che copra l’itinerario casa/lavoro;
  2. Istituzione di presidi medico-sanitari mobili per assicurare interventi di prevenzione e di primo soccorso;
  3. Destinazione d’utilizzo di beni immobili disponibili o confiscati alla criminalità organizzata per creare centri di servizio e di assistenza socio-sanitari organizzati dalle competenti istituzioni anche in collaborazione con le organizzazioni di terzo settore e con le parti sociali;
  4. Progetti pilota che prevedano l’impiego temporaneo di immobili demaniali in caso di necessità di gestione delle emergenze connesse all’accoglienza dei lavoratori stagionali;
  5. Bandi per promuovere l’ospitalità dei lavoratori stagionali in condizioni dignitose e salubri, per contrastare la nascita o il perdurare di ghetti;
  6. Sperimentazione di sportelli di informazione per l’incontro domanda e offerta di servizi abitativi, anche valorizzando le esperienze promosse dalle parti sociali;
  7. Organizzazione di servizi di distribuzione gratuita di acqua e viveri di prima necessità per lavoratori stagionali;
  8. Potenziamento delle attività di tutela ed informazione ai lavoratori;
  9. Attivazione di servizi di orientamento al lavoro mediante i Centri per l’impiego  ed i servizi attivati dalle parti sociali, in prossimità del luogo di stazionamento dei migranti, per consentire un facile accesso ai servizi forniti dallo stesso ente;
  10. Attivazione di sportelli informativi attraverso unità mobili provviste di operatori quali mediatori linguistico-culturali, psicologi e personale competente;
  11. Istituzione di corsi di lingua italiana e di formazione lavoro per i periodi successivi all’instaurazione del rapporto di lavoro agricolo.

Questa agenda ambiziosa, che certamente rappresenta una base importante per concretizzare l’azione di contrasto allo sfruttamento nel settore agricolo, proprio in relazione a quella parte della Legge dedicata ad un piano di interventi per l’accoglienza dei lavoratori agricoli stagionali, sollecita tuttora alcuni interrogativi:

per la destinazione degli immobili disponibili o confiscati alla criminalità dovranno essere presentati dei progetti specifici e quindi occorrerà attendere la pubblicazioni di specifici bandi? (3)

Chi dovrà prendere l’iniziativa per i  progetti che prevedano l’impiego temporaneo di immobili demaniali in caso di necessità di gestione delle emergenze connesse all’accoglienza dei lavoratori stagionali? (4)

Quale Ministero dovrà isitutire i Bandi per promuovere l’ospitalità dei lavoratori stagionali in condizioni dignitose e salubri, per contrastare la nascita o il perdurare di ghetti?  Oppure verrà dato campo libero alle Regioni? (5)

E’ importante capire il coinvolgimento dei Centri per l’impiego anche alla luce della situazione delicata im cui si trovano i dipendenti a seguito della disciplina che la legge 56/2014 detta per le Province. (9)

Come e da chi verrà selezionato il personale che sarà impiegato negli sportelli informativi? (10)

Da chi saranno istituiti i corsi di lingua italiana? Da chi saranno gestiti e dove si svolgeranno? (11)

Gli interrogativi evidenziati, non gli unici che sarebbe opportuno porre, non sono dettati da un vile tentativo di problematizzare un argomento già abbastanza complesso. Essi rispondono, invece, ad un sforzo di sollecitazione per la messa in opera delle azioni di contrasto.

Capire “chi deve fare cosa” non è forse il problema del nostro Paese? Se focalizzare i passi da compiere è importante, stabilire le modalità di azione e le responsabilità degli attori coinvolti in prima linea è indispensabile.

Sono trascorsi pochi mesi dall’approvazione della Legge contro il caporalato in agricoltura, ma non  dobbiamo dimenticare che il tempo che scorre non è rappresentato da uno spazio vuoto e senza senso, bensì dalle speranze e dalla vita di molte persone.

 

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