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mercoledì, Ottobre 4, 2023

Sviluppo: misure senza misura? Stop allo spot

Affermare che un certo linguaggio demagogico, a tratti populista, sia trasversale ai diversi partiti o movimenti politici presenti sulla scena pubblica non equivale certo a generalizzare e a distorcere la realtà. Lo confermano i fatti che li vedono coinvolti, i loro annunci, timidi o spudoratamente evidenti, in merito a misure pro-sviluppo che, a volte, si rivelano un po’ senza misura. Ciò che conta, in ogni caso, è capire quanto e come questo linguaggio stia attaccando nel nostro Paese la cultura del lavoro, laddove per lavoro si intenda, come sottolinea nel saggio “Università e cultura del lavoro” il professore Bruno Rossi (Università degli studi di Siena):

“territorio di autentica realizzazione di sé, singolare espressione della persona in quanto nasce con essa ed è criterio di umanità, fonte di identificazione e autostima oltre che di integrazione sociale, sorgente di produzione e di formazione del sé, fattore ineludibile per un divenire intenzionale e orientato, forma di accesso alla soggettiva identità e occasione reale per valutarne le componenti e gli attributi strutturali, ancoraggio fondamentale del benessere psichico, esperienza che rende possibile sentirsi competenti e valorizzati, che consente di mettersi alla prova e di “scoprirsi” in termini di attitudini, interessi, motivazioni, capacità, e, dunque, permette di auto-orientarsi”.

Il linguaggio demagogico viene utilizzato per convincere l’interlocutore (e in molti casi ci riesce pure) che colui che ha di fronte è l’unico che possa interpretare correttamente, fin nelle sue viscere, il suo reale bisogno. Il demagogo non considera mai la società nella sua interezza. Egli tronca il significato di parole come solidarietà, partecipazione, cittadinanza, bene comune, proprio perchè considera la comunità solo per quelle fetta di malcontento che deve provvedere a nutrire in qualche modo, per un fin troppo scontato tornaconto.

Un certo linguaggio demagogico, dicevamo, appare trasversale ai diversi partiti o movimenti politici presenti sulla scena pubblica, proprio perchè ognuno di questi prova a parlare a parti differenti della società, in base ai bisogni che queste esprimono. Parola d’ordine: surfare sull’onda migliore.

Alcuni esempi.

Il Movimento 5 Stelle parla di reddito di cittadinanza, soluzione che, se non adeguatamente regolamentata, potrebbe avere esiti pericolosi in alcune zone come il Sud Italia; di stipendi dei parlamentari decurtati per finanziare fondi per micro imprese, senza mai dire una parola sul ruolo dei sindacati o sull’importanza della capacità imprenditoriale. Per fare impresa non sono sufficienti i soldi. E poi, anche il fare continuamente i conti in tasca a chiunque, fosse anche ad un politico, è un atteggiamento addirittura antipatico.

Il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, annuncia un bonus per il Sud per favorire i contratti a tempo indeterminato, quando il recente rapporto Svimez ha espresso che nonostante siano aumentati i dipendenti a tempo indeterminato, grazie anche ai provvedimenti previsti dal Jobs Act, il maggiore contributo alla ripresa occupazionale nel Mezzogiorno è stato dato dai contratti a termine (+ 56 mila pari al + 7,4{cbd9c1faeba5711866380b8c9dfc181d05577eef0adb5294792d39edd3158544}). Questo perchè “l’economia del Sud Italia ha un elevato livello di stagionalità rispetto ad altre aree del nostro Paese, che comporta un aumento della domanda di lavoro da parte delle imprese in alcune parti dell’anno, in particolare nei settori dell’agricoltura e del turismo”, come ha spiegato il dott. Giovanni Castiglioni (Università Cattolica Sacro Cuore- Milano) nell‘intervista pubblicata in questo blog qualche mese fa.

Anche la proposta dell’anticipo del TFR in busta paga affidatata allo spot del “più hai e più spendi”, che minava l’educazione al risparmio, con conseguente attacco alla proprietà privata, può rientrare nell’elenco di misure pro-sviluppo senza misura, tanto che non ha avuto affatto il riscontro sperato. Secondo un’indagine dell’Osservatorio della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, “ad un anno dall’avvio del provvedimento che consente di ricevere il Tfr in busta paga, meno dell’1{cbd9c1faeba5711866380b8c9dfc181d05577eef0adb5294792d39edd3158544} dei lavoratori interessati ha chiesto l’anticipo della liquidazione nel proprio stipendio mensile. Su un campione di circa 900 mila lavoratori, solo lo 0,74{cbd9c1faeba5711866380b8c9dfc181d05577eef0adb5294792d39edd3158544} dei dipendenti (6.712), si è avvalso di questa opportunità”.

La Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, dott.ssa Marina Calderone, aveva previsto quale sarebbe stato l’esito di una simile proposta, tanto da affermare che “l’insuccesso è l’ennesima dimostrazione che la politica ha spesso la percezione delle esigenze del mondo del lavoro ma non è in stretto contatto con chi parla tutti i giorni con lavoratori e imprese”.

La Lega Nord porta avanti la sua battaglia (realisticamete concretizzabile?) per una Flat Tax, una rivoluzione fiscale è stata definita, che preveda l’applicazione di un’aliquota unica al 15{cbd9c1faeba5711866380b8c9dfc181d05577eef0adb5294792d39edd3158544} con l’obiettivo di “porre le basi per realizzare davvero l’utopia del “pagare meno per pagare tutti”.

Di primo acchito nessuna delle misure citate potrebbe essere considerata sbagliata. Il punto è capire a quale reale bisogno rispondano e se il bene a cui quel determinato bisogno anela rientri in una visione di bene comune.

Ci avviciniamo al Natale e molti sono gli spot pubblicitari che le aziende piazzano per vendere i loro prodotti. Ecco, le misure proposte a favore dello sviluppo, dell’occupazione e della crescita, non possono essere confezionate in vista della realizzazione di uno spot che abbia successo in se stesso. E’ il caso di aggiungere altro? Il rischio potrebbe essere quello di semplificare troppo come il peggiore dei demagoghi.

Una nota soltanto: un po’ più di lungimiranza potrebbe aiutare a migliorare i diversi tentativi in atto per crescere. Riuscire a guardare lontano può aiutare a vivere il giusto distacco da un immediato tornaconto e da un proprio interesse, anche elettorale.

 

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