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domenica, Aprile 2, 2023

Sui binari della sicurezza

Il tragico incidente ferroviario verificatosi in Puglia, al di là del ruolo e della responsabilità della politica, dell’invadenza della burocrazia, della possibile corruzione, costringe a focalizzare la nostra attenzione, oltrechè sulla sicurezza di noi tutti, su un dato ben preciso: la condizione lavorativa di persone come i capistazione di Andria e Corato che, in un giorno più caotico del solito, sotto un sole cocente, si ritrovano ad essere soli, fragili, spaventati, a commettere uno sbaglio che li segnerà per tutta la vita, come è facile intuire. Soli, nel caos della mansione da svolgere; soli, sul banco degli imputati, a dover rispondere di un errore che, per usare le parole del Procuratore di Trani Francesco Giannella, “definire umano è corretto, ma riduttivo”.

Il tema dell’ammodernamento delle linee ferroviarie, di tutto l’impianto che serve a garantire la sicurezza del trasporto su rotaia, è stato finora affrontato, almeno da chi ha gestito “l’universo ferrovie”, tenendo in considerazione molti fattori, tra i quali il profitto (di chi?) e la soddisfazione dell’utente. Il punto di vista dei dipendenti ferroviari, invece, è sempre stato un aspetto meno rilevante ed è stato quasi sempre dato per soddisfatto all’interno dell’intero pacchetto di offerte da presentare al pubblico.

Una buona offerta di servizi, però, non sempre ha come background un buon funzionamento dell’organizzazione aziendale preposta a garantire proprio quei servizi. Gli esempi in tal senso abbandonano nei diversi settori dell’economia, in molte aziende, ma sarà sufficiente citare quello relativo alla società che gestisce la tratta interessata dal grave incidente.

La Ferrotramviaria S.p.A., tra i servizi messi a disposizione del viaggiatore, ha incluso una App che offre numerose funzionalità: la ricerca degli orari, l’acquisto del biglietto, l’invio di segnalazioni, e altro ancora. Fin qui tuto okay. Il punto è che nessuno dei vertici dell’azienda, in questo inferno di arretratezze, ha pensato di venire incontro anche alle esigenze dei suoi dipendendi, magari ideando e installando sui loro telefoni  proprio una App, come strumento di assistenza nelle loro funzioni, a vantaggio della sicurezza di tutti. Questo, ovviamente, in attesa delle grandi e necessarie trasformazioni della linea ferroviaria che tardano ad essere  realizzate.

Se questo temporaneo provvedimento fosse stato assunto, se i capistazione di Andria e Corato, come anche i macchinisti, avessero avuto a disposizione una strumentazione capace di garantire un controllo vicendevole delle loro azioni e del movimento dei treni, sarebbe stato possibile evitare la tragedia? Quasi un anno fa, a Berna, le FFS predisposero un sistema di assistenza ai macchinisti.

Un temporaneo provvedimento, una App o qualunque altra cosa dettata dal buon senso, potrebbe rappresentare un investimento non redditizio per l’azienda, in vista dell’ammodernamento della linea ferroviaria? Beh, allora, senza tante ipocrisie, ditelo che “la centralità della persona” è diventata un’espressione desueta! Se le cose stanno davvero in questi termini, a chi promettiamo e vogliamo offrire giustizia? La domanda, allora, non è più “per chi piangiamo?” ma “perchè piangiamo?”, dal momento che nel nostro Paese gli scenari sembrano destinati a rimanere gli stessi.

Tanti sono gli interventi strutturali che rimangono ancora da eseguire sulle linee ferroviarie, soprattutto al Sud, lo ha ricordato il Ministro Graziano Delrio. Tra il quasi nulla di oggi e il quasi tutto di domani, ancora semplicemente promesso, una soluzione, concreta e attuabile, va trovata nell’immediatezza. Che sia una App o un’altro strumento, non importa. Ciò che davvero conta è che la soluzione ipotizzata e proposta risponda ad un imperativo non più procrastinabile: il diritto alla sicurezza dei dipendenti ferroviari, dei pendolari, di noi tutti.

 

 

 

 

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