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giovedì, Aprile 25, 2024

Solo gioia per mio padre

Adriano Sabbadin, figlio del macellaio di Santa Maria di Sala, ucciso nel 1979 dal Commando per il proletari armati del comunismo, ha commentato così l’arresto del terrorista Cesare Battisti: “Oggi non provo odio né vendetta, solo gioia per mio padre. Di perdono non se ne parla, è una parola che deve imparare Cesare Battisti. È un momento di soddisfazione dopo 40 anni di attesa, speriamo che sia la volta buona e che Battisti finalmente sconti la pena che merita”.  Tutti i familiari delle vittime di Cesare Battisti hanno espresso commozione. Alberto Torregiani, il figlio di Pierluigi, il gioielliere ucciso il 16 febbraio 1979, esclama: «Sono talmente esausto di questa storia che adesso sono svuotato. Doveva succedere anni fa”.

Mettere a confronto le reazioni dei parenti delle vittime di Cesare Battisti e quelle degli altri, dove per altri intendo noi italiani, fa emergere un dato importante. Qual è il punto, dunque? I familiari parlano di gioia, di giustizia, chiedendo anche fermezza al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Non è il tempo del perdono, viene detto chiaramente. Com’è possibile, d’altronde, concedere perdono a chi non chiede di essere perdonato? Eppure, nonostante tutti questi anni di attesa, di assenza incolmabile, c’è molta dignità nel dolore di chi si è visto portare via con violenza i familiari più cari. Gli altri, senza voler generalizzare, fanno ancora una volta sfoggio della propria rabbia. L’indignazione è un’altra cosa.

C’è anche chi prova a scatenare scontri politici, a strumentalizzare la notizia al fine di denigrare forze partitiche opposte. Piuttosto che esultare per la giustizia, la affossiamo, preferendole l’arroganza di sempre. Su tutto questo, però, gettano luce le parole pronunciate da Sergio Mattarella. Il Presidente della Repubblica, dopo aver appreso la notizia della cattura di Battisti, ha chiesto la sua consegna alla giustizia italiana, per scontare la pena per i gravi crimini di cui si è macchiato in Italia. Ha poi, concluso cone queste parole: “E che lo stesso avvenga per tutti i latitanti fuggiti all’estero”. In queste ore si parla di terroristi rossi, terroristi neri. Sarebbero una cinquantina in tutto i terroristi non ancora assicurati alla giustizia per i crimini commessi. Troppi, di diverso colore partitico. Per questo credo che la precisazione conclusiva del Presidente Mattarella sia stata molto opportuna.

La violenza è un fenomeno trasversale a tutte le forze politiche, seppure con accenti diversi. Se un uomo uccide un suo simile è un assassino. Perchè scrivere assassino comunista o assassino fascista? Il risultato del gesto omicida cambia se la mano del mandante o di chi colpisce è rossa o nera? No, il risultato è lo stesso: una vita umana stroncata. Dovremmo interrogarci semmai su cos’è che ci rende ciechi e dargli un nome.

Oggi, però, è il giorno della gioia: per i familiari delle vittime, perchè giustizia è fatta, perchè un peccatore ha rimesso piede sulla terra da lui ferita per scontare la sua pena. Forse è un’illusione, ma non sarebbe male se attraverso questo nuovo percorso egli potesse finalmente ravvedersi e chiedere perdono.

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