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venerdì, Marzo 29, 2024

Cosa avvertiamo questa sera nell’aria? Ricordando Giovanni Falcone

La proposta di Salvini di abolire il reato di abuso d’ufficio non si può definire certo un bel modo per ricordare l’ impegno e il sacrificio di Giovanni Falcone, di chi ha perso tragicamente la vita nella strage di Capaci, per contrastare la mafia, la mentalità mafiosa, la cattiva amministrazione, la corruzione nella pubblica amministrazione.
Improvvisamente Salvini si preoccupa dei sindaci, della loro paura di finire nelle maglie della giustizia, magari per la firma di qualche documento.
Chiariamo un punto: i cittadini in generale, i sindaci in particolare, chiedono alle istituzioni di migliorare le leggi, non di abolire i reati.
Quanto all’abuso d’ufficio, proprio in questo giorno, torna in mente quello che è successo a Palermo nel passato e che è stato ricordato nei vari documentari che hanno ricostruito il contesto storico e sociale in cui è nato, è partito l’incessante impegno di Giovanni Falcone e Paolo Bosellino contro la mafia: il sacco di Palermo. Un boom edilizio che ha stravolto la città e questo grazie agli appalti ottenuti attraverso amministratori compiacenti.
È chiaro che il lancio della proposta sia un disperato tentativo di raccattare qualche voto in più o, chissà, molti voti in più. Porti chiusi a chi fugge dalla guerra, dalla morte, e porte aperte a chi vuole abusare della propria posizione e del potere per interessi di parte? Qualcosa non torna.
Le parole di Paolo Borsellino risuonano ancora oggi con forza: “La lotta alla mafia (primo problema da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.”
Cosa avvertiamo questa sera nell’aria?

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