Sulla testa del Presidente russo pende un mandato di cattura internazionale.
È quanto sentenziato dalla Corte penale internazionale che accusa Vladimir Putin di essersi macchiato di crimini di guerra, in particolare di deportazione di bambini dal territorio ucraino a quello russo. I minori sarebbero stati presi da orfanotrofi e case di accoglienza e dati in adozione a famiglie russe.
D’ora in poi il leader del Cremlino non potrà dirigersi verso ben 123 Paesi che hanno aderito alla CPI nel 2002, sottoscrivendo lo Statuto di Roma. Verrebbe arrestato immediatamente.
Potrà invece recarsi negli Stati Uniti, in Cina, in India, in Siria e in Iran: tutti Paesi che non hanno sottoscritto il Patto vent’anni fa.
Il mandato di arresto è stato emesso anche nei confronti di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, Commissaria per i diritti del bambino del Cremlino.
Guardando al passato, prima di Vladimir Putin, furono l’ex leader libico Gheddafi e l’omologo sudanese Bashir ad essere oggetto di questo provvedimento.
Pieno sostegno alla Corte dell’Aia arriva dalle principali istituzioni europee e dal Presidente statunitense Joe Biden.