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lunedì, Settembre 25, 2023

Per un meridionalismo liberale: la prospettiva sturziana

a cura di *Flavio Felice

L’ 8 agosto del 1959 moriva don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare e uno dei più importanti teorici della politica che il nostro paese abbia espresso nel XX secolo. Tra i numerosi temi che hanno interessato la vita del politico e del politologo Sturzo, la questione meridionale ha attraversato tutte le fasi della sua vita, dall’impegno giovanile al lungo esilio, dal rientro in Italia nel 1946 ai suoi ultimi giorni.

La questione meridionale in Sturzo si inserisce nella questione nazionale. Accanto ad una Italia settentrionale a vocazione industriale e proiettata nel bacino del Nord Europa, Sturzo immaginava un Mezzogiorno con un’agricoltura potenziata e altrettanto industrializzata, proiettata nel bacino del Mediterraneo.

Perché ciò avvenisse, era necessario: a. rompere il latifondo; b. iniziare una incisiva politica di quotizzazione della terra; c. organizzare il credito agricolo; d. istituire le associazioni contadine; e. favorire l’autogoverno locale; f. promuovere le industrie nel settore agricolo; g. avviare una bonifica integrale delle terre.

In breve, Sturzo propendeva per una agricoltura industrializzata, in grado di far nascere una inedita borghesia meridionale (non quella alla quale si appellava Benedetto Croce), non protetta paternalisticamente, bensì vitale e attiva nella lotta sociale e legata alle sorti della democrazia.

Era opinione di Sturzo che il superamento di parte dei problemi della nostra economia nazionale sarebbe dovuto passare per la soluzione della questione meridionale e quest’ultima per una radicale evoluzione dello Stato verso un federalismo efficiente e capace di creare sviluppo economico e coesione sociale su tutto il territorio nazionale, in vista di una maggiore interdipendenza economica e politica tra i paesi europei e, via via, tra tutte le nazioni del mondo.

Le tre condizioni dello sviluppo del Mezzogiorno, che ne esprimono anche l’attualità, per Sturzo, passavano per una politica di liberalizzazioni, dal momento che l’ingerenza statale nell’industria avrebbe creato una situazione insostenibile.

In secondo luogo, Sturzo proponeva di dare maggiore consistenza economica alle regioni e procedere verso una progressiva articolazione federale dello stato. In terzo luogo, riteneva fosse necessario educare allo spirito d’iniziativa e d’imprenditorialità, affinché il Mezzogiorno fosse restituito ai meridionali e fossero loro gli attori del suo risorgimento.

“Prof. Ordinario di Storia delle Dottrine politiche Università del Molise

Fonte ‘La Ragione”

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