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venerdì, Settembre 22, 2023

Non più a sud di se stessi

di *Luca Diotallevi

Se seguite Cinzia (Docile) e questa sua impresa intelligente ed eroica, significa che siete intelligenti e forse anche un po’ eroici o eroiche pure voi. E se lo siete, allora non vi urterà sentir dire che – almeno così la penso – un modo degno di festeggiare l’anniversario di una delle belle imprese della santamente in-Docile Cinzia è dire forte che di un certo tipo di meridionalità non se ne può proprio più.

Annoia chi non vive dal Po in giù (e ad ovest del Ticino e ad est del Piave), fatta salva l’esile e vitale direttrice adriatica. Ammalora l’anima di chi vive in questo ormai mega-Sud, perché a questa nuova maggioranza assoluta di italiani fornisce gli alibi peggiori. Con la volgare colonna sonora di Gigione e dei neomelodici.

Basta piagnistei, ragazzi/ragazze, e basta “masanielli”: si chiamino Salvini o Di Maio, De Luca o Emiliano, De Magistris o Orlando. Non saranno loro a risolvere i guai (e peggio) fatti da Andreotti, perché di questo non sono che la versione a colori.

La strada (giusta) è un’altra. Il tono (giusto) è un altro. Sono la strada ed il tono di chi intraprende, studia, lavora, fa associazionismo (di qualsiasi tipo), duramente e responsabilmente. Questa strada porta sempre più gente ad emigrare. Ed è bene che sia così, se non ci sono alternative: che almeno qualcuno si salvi.

Ma se avvisaglie di alternativa ancora ci sono, per favore, provate a coglierle, anche a costo di spenderci anni ed energie e forse a lasciarci le penne. Perché questa è vita. Non quell’altra, quella del bighellonare nei bar, nelle logge o nei “posti statali”.

E per fortuna che ogni tanto viene fuori la penna di un Pif o di un Checco Zalone che queste cose sanno dire in modo tagliente, ma non indigesto. Scusatemi, io – da umbro, neo-terrone del mega-sud italiano – non ne sono capace.

Smascherate il piagnisteo di preti e vescovi che compiangono senza compassione e senza assunzione di responsabilità e realismo. Preti, vescovi, sagrestani di ogni risma e “operatori pastorali” che per lisciare il pelo al dolore, non denunciano la passività, la pigrizia e la complicità, anche quelle della nostra amatissima Chiesa. Non serve al Vangelo gente di Chiesa che va in estasi di fronte ad una telecamera. Che incensa l’idolo della “legalità” e snobba il diritto.

Chiedetela voi l’autonomia, come la chiedono Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Sturzo prima di Bossi aveva chiesto la abolizione dei prefetti e Sturzo aveva detto che il federalismo serve al Sud non meno che al Nord. Chiedete che lo Stato non ripiani più la spese ingiustificate delle vostre (e nostre) Amministrazioni Regionali e delle vostre (e nostre) Sanità regionali. Fatelo presto: siamo agli sgoccioli, forse siamo già agli ultimi minuti dei tempi supplementari. L’Istat ci dice che alcune zone del Sud sono allo spopolamento e che al Sud si fanno meno figli che al Nord. Il caldo sahariano, che sta arrivando, potrebbe bruciare e seccare una terra già abbandonata.

I vostri alleati stanno nelle Città, non nello Stato. Stanno a Milano, Bergamo, Brescia e Verona (e ad Ancona, a Pescara e nelle città pugliesi). Non stanno a Roma. Falcone e Borsellino lo avevano capito bene che a Roma (e a Palermo e a Reggio e a Napoli ecc.) sta il problema, non la soluzione. Ma è possibile che ancora abboccate a qualsiasi promessa dell’ultimo statalista che passa?

Lottate, lottate anche per noi e con noi. Lottate per voi stessi. Lottate per essere voi stessi. Sarete voi stessi solo lottando: è la vita. Sarà durissima, ma avrà un senso. Altrimenti, sarà durissima lo stesso, ma senza senso. E profondamente umiliante.

*Professore di Sociologia all’Università di Roma Tre. Autore di diversi saggi, editi dalla casa editrice Rubbettino: Una alternativa alla laicità (2010), L’ultima chance (2011), La Pretesa (2013), L’ordine imperfetto (2014), Il paradosso di Papa Francesco (2019).

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