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mercoledì, Aprile 24, 2024

Nella nostra carne

Tra le tante sfide presenti nel nuovo anno che si apre davanti a noi ce n’è una in particolare da accogliere: imparare a sentire nella nostra carne le ferite inferte all’uomo dall’ingiustizia sociale, per difenderlo e aiutarlo a riconquistare il suo posto nella società. Come possiamo offrire solidarietà senza aver sperimentato prima la compassione?

E’ facile ragionare “a stomaco pieno”. E’ facile decidere del mondo attraverso dei post, dei commenti sui social, mentre il freddo brucia sulla pelle di chi cerca una casa, un luogo per poter ricominciare. Forse abbiamo perso il contatto con la vita reale, non riuscendo più o del tutto a metterci nei panni dell’altro, di una persona viva e non di un personaggio di qualche videogame.

Sentiamo spesso parlare di periferie esistenziali. La periferia esistenziale non è un luogo che trova collocazione ai margini della società, ma in fondo alla società. E’ uno spazio che noi teniamo schiacciato, in modo da non doverlo neppure vedere o sentire. In un certo senso, la periferia esistenziale potrebbe essere semplicemente la vita con la quale non riusciamo ad entrare in contatto.

Poco importa che sia la nostra o quella degli altri. Ciò che conta, invece, è il coraggio di scendere, di entrare in contatto, di visitare quelle periferie, di guardare da vicino ciò che ci fa paura e che per questo, forse, teniamo lontano. Guardare da vicino, respirarlo e sentirlo nella nostra carne.

Tutti noi possiamo essere operatori di ingiustizia quando adottiamo un esasperato comportamento individualista, quando compiamo scelte sbagliate, seppur motivate, a nostro dire, da buone intenzioni. Non possiamo chiedere all’altro, chiunque esso sia, di cambiare, se noi in primis non siamo disposti a farlo.

Tutto questo presuppone introspezione, discernimento, onestà intellettuale, un vero e proprio percorso di cambiamento per il nuovo anno, contro la mentalità dell’apparire e della vanagloria, contro l’orgoglio più pericoloso, per essere adeguatamente attrezzati, per essere liberi e forti di costruire insieme una società più giusta e più vivibile.

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