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domenica, Marzo 26, 2023

Le lavoratrici madri in un mondo che cambia

Oggi è la festa della mamma, delle lavoratrici madri, della maternità.

Tutto questo in un mondo che cambia, in una società liquida, in cui tuttavia, e per fortuna, esistono ancora persone, affetti, valori che non possono essere liquidati in tutta fretta, spazzati via come la polvere che si annida sulla superficie delle cose. Per lasciare posto, poi, a cosa?

Il quesito si presenta di facile soluzione, ma in realtà non lo è affatto. Viviamo una società complessa, per quanto liquida, in cui il mondo del lavoro è cambiato, in cui i lavori sono cambiati. Sono cambiati i bisogni, o semplicemente se ne sono aggiunti altri che un tempo non avevamo. E’ cresciuta la volontà di realizzarsi professionalmente, il desiderio di autonomia legato anche alla paura di dover dipendere economicamente da chi dispone di maggiori risorse. Si è fatto largo nell’uomo l’idea che dare significhi consegnare cose e non valori o semplicemente amore. L’idea che essere significhi visibilità e non pura sostanza. Bisogni buoni e meno buoni, che ogni uomo, secondo l’uso della propria volontà e libertà, può voler egoisticamente soddisfare o riconsegnare al mondo. Nel volersi bene c’è sempre una dose di sano egoismo.

“Si è madre”, non “si fa la madre”. Un verbo che funge da monito non solo a chi vive la maternità, ma anche a chi quella maternità deve accogliere e proteggere all’interno di una società che, seppure ormai liquida, come affermato in precedenza, non può interpretare con superficialità qualcosa dalla quale dipende il suo stesso futuro, non solo in termini di quantità, ma anche di qualità. “La parola più bella sulle labbra del genere umano è “Madre”, e la più bella invocazione è “Madre mia”. E’ la fonte dell’amore, della misericordia, della comprensione, del perdono. Ogni cosa in natura parla della madre” (Khalil Gibran).

Che società sperimentano oggi, a conti fatti, le lavoratrici madri? Che posto offre la società in un mondo che cambia? Come sono sostenute nel loro duplice compito di essere madri e lavoratrici?

Qualche dato.

Nella Relazione annuale sulle convalide delle dimissioni e risoluzioni consensuali delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri ai sensi dell’art. 55 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, elaborata dalla Direzione centrale vigilanza, affari legali e contenzioso dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, e riferita all’anno 2016, emerge che “le dimissioni e le risoluzioni consensuali hanno in larga parte riguardato le lavoratrici madri (n. 27.443, a fronte di n.25.620 nell’anno 2015), con una percentuale pari al 78{cbd9c1faeba5711866380b8c9dfc181d05577eef0adb5294792d39edd3158544} dei casi, registrando una lieve flessione rispetto alla rilevazione dell’anno precedente (in cui la percentuale era pari a circa l’82{cbd9c1faeba5711866380b8c9dfc181d05577eef0adb5294792d39edd3158544})”.

Tante delle motivazioni sono risultate riconducibili alla difficoltà di conciliare il lavoro e l’esigenza di cura della prole: assenza di parenti supporto, mancato accoglimento al nido, elevata incidenza dei costi di assistenza del neonato. Inoltre: mancata concessione del part time/orario flessibile/modifica turni di lavoro, organizzazione e condizioni di lavoro particolarmente gravose o difficilmente conciliabili con esigenze di cura della prole, mutamento della sede di lavoro, cambio residenza/distanza tra luogo di residenza e sede di lavoro/ricongiungimento al coniuge.

I dati diffusi dall’Ispettorato del Lavoro sono stati oggetto anche del recente report di Save the Children “Le equilibriste. La maternità in Italia”, uno studio dell’analisi demografica, economica, del gender gap, delle misure e politiche a sostegno della maternità e di molto altro ancora.

Fa bene Save the children a parlare di equilibrismo. Le lavoratrici madri vivono grandi conflitti interiori, continuamente in bilico tra cosa sia più giusto fare per il bene dei figli: vivere il presente dedicando più tempo, più ascolto, più attenzioni, oppure, rimanere ancorate al presente ma proiettate verso il futuro che saranno in grado di offrire lavorando tanto, di più, oggi? Mantenere un equilibrio tra questi due differenti modi di sentire dipende inevitabilmente dall’equilibrismo a cui le madri sono sottoposte oggi.

La questione, inoltre, non si risolve semplicemente con l’approvazione di bonus bebè, bonus baby sitter o altro. Sono validi sostegni, ma il vero aiuto consiste nella corretta interpretazione, nella piena consapevolezza del significato della parola maternità. Una nuova cultura del lavoro passa anche da questa ritrovata sensibilità.

C’è una mamma che ogni mattina, prima di uscire di casa per recarsi al lavoro, fa un disegno per la sua bimba. Lo lascia alla tata, in modo che, appena sveglia la bimba possa vederlo e sapere che il primo pensiero della mamma è stata proprio lei. Un disegno che vuol dire bacio, abbraccio, carezze, vicinanza e molto altro ancora. Forse sembrerà assurdo, ma attraverso queste attenzioni i figli possono non soltanto sperimentare l’amore delle madri (senza dimenticare i padri), ma crescere anche con un concetto positivo del lavoro, un mondo con il quale dovranno in futuro misurarsi. Un mondo che non può e non deve disumanizzare le relazioni familiari e sociali….semmai il contrario. E tutto in un mondo che cambia.

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