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giovedì, Marzo 28, 2024

La sanità e la ricerca biomedica: emergenza o strategia?

A cura della *Dott.ssa Micaela Gliozzi

In questi giorni tanto grande è l’attenzione sul mondo della sanità e della ricerca biomedica che sono impegnate con tutte le loro forze a contrastare il Coronavirus.

Ma perché è importante questa attenzione? E, soprattutto, perché dovrà essere importante sempre in questi termini?

La risposta a ciascuna domanda e ad un problema “antico” e sempre attuale è semplice: ci dobbiamo ricordare che il centro del nostro agire deve rimanere la Persona.

Questi giorni sconvolgenti si stanno trasformando in un “inno alla Vita”. Tutto ruota attorno alla salute delle persone, tutto ruota attorno alla Persona: l’agire sociale e politico, le misure economiche, ma anche il modus operandi del mondo della ricerca.

Oggi i punti di debolezza della ricerca in ambito biomedico sono la carenza di risorse economiche e l’autoreferenzialità dei ricercatori/scienziati che spesso si sentono rivali, piuttosto che alleati dei colleghi, nella ricerca del bene comune-salute. Al fine di reperire fondi, spesso si deve mettere da parte la ricerca di base a favore dello sviluppo di un qualche brevetto, della formazione di start-up, spin-off, collaborazioni con aziende e tutto quello che la fantasia suggerisce, meglio se favorisce l’interesse di pochi.

Com’è la situazione nella nostra regione oggi? La maggior parte della ricerca in questo ambito si concentra nelle Università di Catanzaro e Cosenza. Come tutte le regioni del Sud Italia siamo privilegiati perché arrivano tanti fondi dall’Europa, ma spesso sono misure che permettono di acquisire attrezzature sofisticate e non i materiali di consumo che servono per fare gli esperimenti.

Al momento, queste misure non prevedono l’implementazione delle risorse umane e promuovono soltanto l’alta formazione (borse di studio di uno o due anni) e questo significa che i giovani lavorano come volontari prima e come precari (molto precari!) dopo, fino a quando cominciano ad essere più che adulti.

Ma da dove viene la speranza per la Calabria e per l’Italia oggi? Spesso, soprattutto da questi giovani/adulti che pur essendo consapevoli della grande precarietà, anche se incompresi, continuano a lavorare perché ci credono e si ricordano che il lavoro di tanti anni può arrivare in qualche modo al letto di un paziente, di un malato che soffre.

Altri punti di forza del mondo della ricerca? Per natura è un lavoro chiamato allo studio individuale, ma soprattutto alla condivisione. Spesso è un lavoro difficile perché perdere le proprie idee e trasformare il proprio modo di pensare per favorire quelle relazioni umane e di fiducia tra colleghi, orientate ad una comprensione di aspetti della realtà ancora sconosciuti, richiede tanto sacrificio.

Questi giorni rimangono la dimostrazione che nel mondo della sanità e della ricerca biomedica, mettere in comune tutte le competenze, senza pregiudizi, e fare un lavoro in rete rimane l’unica strategia capace di dare risposte efficaci.

Un proverbio africano (forse) recita pressappoco così: “Da soli si va più veloce, insieme si va più lontano”. Per questo lavoro, vale la regola contraria che tutti dovremmo ricordare sempre: da soli si va piano e si fa poco, insieme si va più veloce e si va più lontano!

Infine, solo un piccolo cenno a come la sanità e la ricerca biomedica vengono aiutate oggi a rispondere alla propria vocazione originaria: nell’emergenza, il centro è la Persona.

Il mio augurio è che questa rimanga la “strategia” per l’Italia: niente ospedali chiusi, niente scuole e università, ospedali e centri di ricerca come aziende che meritano finanziamenti soltanto in base a presunti meriti. La salute nasce da persone con un’istruzione d’eccellenza e il bene della Persona e della comunità non può essere sempre subordinato a logiche economiche e di profitto o a speculazioni politiche.

*Dott.ssa Micaela Gliozzi, calabrese, ricercatrice in farmacologia

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