E così, quando manca appena un quarto alle 20.00, mi ritrovo ferma ad un passaggio a livello in attesa che il treno passi. Un’altra giornata è quasi trascorsa.
Mancano pochi giorni al Natale e i ritmi frenetici ai quali ci siamo ampiamente abbandonati non comunicano tanto il senso dell’attesa quanto della conquista.
Conquista di gusti, spazi, persone, potere.
Sorrido e per un attimo penso che per molti il Natale sia come il treno che sta per passare. È quasi un limite, un ostacolo da superare per ritornare alla vita, o routine, di tutti i giorni.
La frenesia dei nostri ritmi, così, acquista un senso: una sorta di stordimento per non lasciarsi rapire dal suono di un’attesa profonda, che è tutta dentro di noi, che è fatta di noi.
C’ è un io, fatto di cielo e di mare, che chiede di venire alla luce, di vivere, di esistere. È quella parte di noi che chiede di incarnarsi nella sua stessa carne. Non possiamo non mostrarle comprensione e prestarle immediatamente soccorso.