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venerdì, Aprile 26, 2024

Io che madre non sono

Io non sono madre. Eppure questa sera vorrei parlare del quattordicenne del Mali, morto nel Mediterraneo e ritrovato con una pagella cucita addosso, come se ne fossi la madre. Non voglio mettermi dalla parte degli accusatori e dei difensori, voglio solo essere una madre che parla. “La maternità, prima di essere un evento biologico, è una predisposizione naturale a coltivare la vita, a generare benessere e calore per le persone che si amano. E’ spinta irresistibile a nutrire e a fare crescere, impulso a proteggere, capacità di dare fiato e voce a chi non ne ha, per fragilità o rassegnazione”. Bellissima la definizione di maternità della psicologa, psicoterapeuta e scrittrice Ivana Castoldi.

Dentro e grazie a questa predisposizione è possibile davvero entrare nella comprensione di quella vita conclusasi nel mare. Non solo di quella, ma di tutte le altre. Non ci sono figli e figliastri per una madre. Figli di serie A e di serie B, rossi o neri. E’ la vita che conta. Chissà cosa avrà pensato questo figlio prima di mettersi in viaggio. Chissà se quella pagella era così positiva perchè si era impegnato a studiare di più, in vista del viaggio nel quale tante speranze aveva riposto. Tanti chissà, che aggiungono un dolore al cuore e tanta tristezza.

Come per una madre è innaturale sopravvivere ad un figlio, così per tutta l’umanità dovrebbe essere innaturale vedere sprofondare se stessa nel dolore, nell’oblìo, nella rabbia. Forse ciò di cui abbiamo bisogno è riscoprire la maternità come “quella spinta irresistibile a nutrire e a fare crescere, impulso a proteggere, capacità di dare fiato e voce a chi non ne ha, per fragilità o rassegnazione”. Tornare ad amare la vita, la nostra e quella degli altri, soccorrere quella dei più deboli. Recuperando questa predispozione sarà più facile ascoltare la vita degli altri dentro la nostra vita. La carne del più debole non sarà più carne da macello, un boccone da lanciare in pasto alle bestie feroci schierate dentro un’arena. Sarà, invece, vita da accogliere e custodire nel grembo di una umanità rinnovata.

 

 

 

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