9.3 C
New York
giovedì, Aprile 18, 2024

Gli intransigenti e il tempo

Prima di entrare nel merito dei contenuti della manovra del governo gialloverde è importante, a mio avviso, fissare un punto. Sin dalla nascita, dai primi vagiti, la coalizione Lega-M5S, con il suo modus operandi, non può certamente dire di non aver chiesto e ottenuto transigenza da parte di alcune delle istituzioni pubbliche più importanti: ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oggi la Commissione Europea. Il Presidente Mattarella ricorderà bene le settimane successive al 4 marzo! Chissà, forse con qualche rimorso! Giorni duri, difficili per lui, per tutto il Paese: tensioni, insulti, accuse mosse da ignoranza costituzionale, ultimatum, muri di gomma. E dopo tutto questo? Ancora 24, poi 48 ore, rinvii per concedere il tempo necessario a limare i contorni del cosiddetto “contratto di governo”.

Qualche giorno prima del Natale, invece, tutti noi abbiamo visto concludersi (definitivamente?) la via crucis per l’ottenimento dell’okay da parte dell’UE alla manovra economica italiana. Anche questo percorso è stato difficoltoso e costoso in termini di tempo e di molto altro: bracci di ferro, letterine di Natale, ironia folle, per approdare ad un dialogo che, lo si sapeva sin dall’inizio della trattativa, sarebbe stato necessario.

La coalizione Lega-M5S, gli intransigenti per eccellenza, quelli dello slogan e del giudizio facile, del tutto e subito, della vittoria sulla mafia in un mese o in qualche anno, dei rimpatri facili e poi quasi impossibili nei tempi promessi, data la mancanza delle risorse necessarie, chiedono e ottengono “grazia”, accoglienza e tempo.

Per nostra fortuna l’irresponsabilità di chi è al Governo ha incontrato, finora, la responsabilità di altre e alte Istituzioni. Intanto, non è al nostro Governo che dobbiamo dire grazie per aver evitato la procedura d’infrazione. Al Governo dobbiamo dire grazie per il tempo perso e chiedere il conto. La competenza paga, l’incompetenza, unita all’irresponsabilità, fa pagare.

Cosa avrà significato questa esperienza per il Governo? E per gli elettori?

Qualcuno si domanda con sarcasmo perchè oggi non ci sia più nessuno sul balcone ad esultare! Io proporrei di andare oltre il sarcasmo, perchè questo non aiuta a bonificare il clima di incomunicabilità presente nel nostro Paese. Non abbiamo bisogno di gente sui balconi, né tantomeno alla finestra, in segno di resa.

E, soprattutto, non abbiamo bisogno di qualcuno che “ci ricacci indietro”, come denunciò l’onorevole Giacomo Matteotti nel suo ultimo discorso alla Camera, il 30 maggio 1924.

 

 

Rispondi