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venerdì, Marzo 29, 2024

Difendi il Ferragosto: se una regola c’è, vale anche per te?

La campagna regionale pugliese 2017, promossa dalle segreterie sindacali unitarie del settore commercio, turismo, terziario, contro l’apertura dei grandi centri commerciali nella giornata del 15 agosto in tutta la Puglia, rischia di apparire, se non anacronistica, certamente di corto raggio. Il manifesto dell’iniziativa recita così: “Difendi il Ferragosto. Sei sicuro di voler passare il Ferragosto nella solita galleria commerciale? Vivilo e concedi ai lavoratori e alle lavoratrici il diritto al riposo nei principali giorni di festa”.

Il diritto al riposo, dunque, sembrerebbe essere al centro della proposta. Il condizionale è d’obbligo ed ecco spiegato il perchè. Cosa cambierebbe, di fatto, se i potenziali acquirenti, coloro che usualmente scelgono di passare il loro tempo libero (di riposo anch’esso?) nei centri commerciali, decidessero di non recarsi a fare shopping, di trascorrere il Ferragosto tra le persone e non tra le cose, di modificare il loro itinerario e deviare così il loro tragitto verso uno stabilimento balneare, un ristorante, proprio per la gioia di condividere un momento di festa a tavola, come piace tanto soprattutto a noi italiani, oppure, verso i numerosi musei che per l’occasione resteranno aperti al pubblico?

Cosa comporterebbe questo “different point of view”, dal momento che al centro dell’iniziativa sostenuta dalle segreterie sindacali unitarie dovrebbe esserci il diritto al riposo dei lavoratori? Il taglio della giornata dei vacanzieri, la qualità del riposo, certamente muterebbe: nel caso del museo aperto al pubblico, gustare la bellezza dell’arte non potrebbe essere minimamente paragonato alla “contemplazione” delle vetrine dei negozi; la scelta dello stabilimento balnerare, poi, o del ristorante, metterebbe al centro il piacere di stare insieme alle persone, non alle cose. Fin qui il discorso potrebbe anche funzionare ma, di fatto, non funziona.

La scelta diversa che i “consumatori” potrebbero fare, anche in questa giornata di festa, cosa cambierebbe davvero? Difenderebbe il diritto al riposo o attaccherebbe semplicemente lo shopping, sfrenato o meno che sia? L’apertura dei musei non implica lavoro per il personale, per le guide e quant’altro? Pranzare in un ristorante non presuppone che ci sia qualcuno o più di uno a cucinare, a servire, a pulire? Trascorrere una giornata al mare non presuppone bar aperti, camerieri che sotto il sol leone provano ad accontentare i gusti dei clienti che, in queste giornate, manifestano in maniera esasperata ed esasperante i loro capricci?

La risposta a queste domande, lo sappiamo tutti, è affermativa e, nonostante questo, oggi i musei saranno aperti, come anche gli stabilimenti balneari, i ristoranti, le pizzerie, ecc. Soluzione? Oggi stiamo tutti a casa? Neppure un caffè e un cornetto al bar con gli amici? Se l’iniziativa andasse in porto, poi, i lavoratori dei centri commerciali, a questo punto chiusi al pubblico, come sceglierebbero di trascorrere la festa? Non opterebbero anch’essi per una giornata al mare, al ristorante o in qualsiasi altro posto in cui di fronte, avrebbero, a loro volta, persone in tenuta da lavoro, pronte a soddisfare domande diverse dallo shopping, ma pur sempre domande da soddisfare? Pur riuscendo  a migliorare la qualità del riposo di alcuni, la contropartita sarebbe comunque la violazione del diritto al riposo di altri.

Una iniziativa che metta al centro il diritto al riposo, pertanto lodevolissima, non può essere di raggio corto. Il diritto al riposo è diritto, non una concessione, e riguarda tutti i lavoratori.

Il punto è che una questione così importante, nel tempo in cui viviamo (il riferimento non va alla stagione estiva), non può essere affrontata solo in questo modo. Certo, lo scopo della proposta è senz’altro quello di provocare una reazione. Come è possibile leggere sul sito della Cisl Puglia, dalla voce del Segretario generale della Fisascat, Antonio Arcadio, ” la liberalizzazione delle aperture non ha portato nessun aumento del Pil o nuove assunzioni, ha soltanto spostato i consumi e le abitudini commerciali dei clienti. Bisogna riflettere e avviare un nuovo percorso negoziale che porti a ridiscutere la legge, difatti in altri paesi della comunità europea (Francia e Germania) si resta chiusi la domenica e nei giorni festivi. Oggi le associazioni datoriali della grande distribuzione non vogliono definire un contratto collettivo del settore sfuggendo al confronto e imponendo ai lavoratori di non poter decidere se aderire o meno al lavoro festivo perché né una legge né il contratto di lavoro consentono ancora di poterlo fare“.

Diverse iniziative di mobilitazione sono state indette a livello locale in Emilia Romagna, Marche, Alto Adige e Lazio.

Una migliore organizzazione dei turni di lavoro potrebbe essere una soluzione sia per il lavoratore che ha diritto al riposo e sia per l’imprenditore che prova a recuperare in queste giornate di maggiore affluenza turistica, e non solo, quanto non è riuscito a produrre nei giorni o mesi precedenti. Come sempre, proprio perchè affermiamo a pie’ sospinto di voler mettere al centro la persona, è necessario tenere presenti le ragioni di tutti, anche di chi investe per creare lavoro, non dimentichiamolo.

Con il buon senso e la ragionevolezza è possibile trovare soluzioni, senza creare tensioni e conflitti improduttivi per tutti. Buon senso e ragionevolezza. Non dovrebbe essere poi così difficile.

 

 

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