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martedì, Ottobre 3, 2023

Federalberghi e Confindustria: visioni diverse sul contratto di governo M5S-Lega

Cosa pensano gli esponenti dei diversi partiti/movimenti del contratto per il governo del cambiamento M5S-Lega è ormai fin troppo noto. Tuttavia, per provare a tastare il polso del Paese, sganciandoci per un attimo dai post al veleno, dai like, dai tweet, dagli hashtag che affollano la rete, appare necessario ascoltare (concetto difficilissimo oggi) le reazioni al documento da parte di alcune delle organizzazioni rappresentative del mondo del lavoro del nostro Paese. Federalberghi e Confindustria, ad esempio, esprimono pareri diversi sul contratto di governo per il cambiamento. Vediamo perchè.

In un comunicato del 18 maggio scorso il Presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, entusiasta della centralità che il contratto di governo dedica al Turismo, ha dichiarato di essere “d’accordo al 100{cbd9c1faeba5711866380b8c9dfc181d05577eef0adb5294792d39edd3158544} sul contratto perché molti punti presentati alla politica da Federalberghi sono stati recepiti”.

In primis l’istituzione di un ministero sganciato dai Beni culturali:

“Noi abbiamo sempre sostenuto che il Turismo è un settore economico importante. Un Ministero senza Portafoglio depotenzia il ruolo del ministro, viceversa, con portafoglio, lo rende capace di ottenere ottimi risultati. Il Turismo come l’Agricoltura ha titolo per avere un ministero.

E poi anche l’abolizione della tassa di soggiorno perchè

“è una imposta nata male per colmare i buchi di bilancio dei Comuni. Non è giusto farla pagare ai turisti che soggiornano negli alberghi e non farla pagare ai turisti per così dire ‘pendolari’.

Ampio consenso espresso per l’introduzione della Web Tax turistica e per la riorganizzazione dell’ENIT.

Nel programma di Federalberghi per la XVIII Legislatura ( leggi anche La piattaforma di Federalberghi per la XVIII Legislatura) abbiamo letto anche di un contrasto fermo alla piaga dell’ abusivismo e della possibilità di “Ammettere il contratto di prestazione occasionale anche per le imprese con più di cinque lavoratori e aumentare il limite di euro 5.000 per ciascun utilizzatore, e semplificare il relativo iter burocratico”.

Sarebbe importante capire in che termini e se davvero anche queste istanze siano state ampiamente recepite dal contratto di governo.

Il contratto sembra preoccuparsi principalmente – poichè offre maggiore spazio – del problema dell’occupazione abusiva degli immobili e dei relativi sgomberi, piuttosto che della loro costruzione abusiva e dell’utilizzo per attività ricettive, della concorrenza sleale che un tale sistema produce nei confronti degli albergatori che operano in regime di osservanza delle regole. Vale la pena ricordare, ad esempio, quanto denunciato la scorsa estate da Vittorio Caminiti, Presidente di Federalberghi della Calabria: l’80{cbd9c1faeba5711866380b8c9dfc181d05577eef0adb5294792d39edd3158544} delle strutture ricettive della regione è abusivo. E dunque? Che fare? Quali percorsi intraprendere per stanare gli abusivi?

Sull’ammissione del contratto di prestazione occasionale anche per le imprese con più di cinque lavoratori sarebbe interessante capire come la proposta di riforma dei voucher M5S-Lega sia in linea con tale istanza e con il principio, dichiarato nel contratto stesso, di combattere la precarietà e difendere la dignità del lavoratore. E, a proposito del contrasto all’ abusivismo, occorre ricordare che ad esso è collegata la lotta contro la piaga del lavoro in nero, dell’evasione fiscale, della concorrenza sleale. Altro che precarietà!

Anche la sicurezza del lavoratore è assente nel paragrafo 13 del contratto. La parola sicurezza risuona altrove, intesa come difesa del cittadino dalla delinquenza, come richiesta di un maggiore ordine pubblico. Il modo in cui vengono declinati nel contratto i termini sicurezza e abusivismo evidenziano il filo rosso che attraversa tutto il documento. A breve vedremo quale.

E Confindustria? Intanto, cosa aveva chiesto Confindustria nel cammino verso la XVIII Legislatura?  Lo ricordiamo: tre mission per tre attori per sei assi prioritari.

Tre mission: un’Italia che include e che consente pià lavoro per i giovani; un’ Italia che cresce di più e in modo costante; un’Italia che rassicura, con il graduale rientro del debito pubblico.

Tre attori: le imprese, l’Europa, la politica nazionale.

Sei assi prioritari: un’Italia più semplice ed efficiente, preparazione al futuro, un Paese sostenibile, l’impresa che cambia e si muove nel mondo, fisco a supporto di investimenti e crescita, Europa come miglior luogo per fare impresa.

Leggere tutto questo e metterlo a confronto con il testo per il governo del cambiamento fa capire perchè Confindustria abbia quasi rispedito al mittente i punti programmatici in esso contenuti. Non c’è bisogno di aggiungere altro. O forse sì. Come ha fatto notare l’economista Veronica De Romanis (LUISS) nel contratto di governo non appare il termine produttività. Elemento non trascurabile, dal momento che senza produttività non aumenta la ricchezza e senza ricchezza non ci sono le risorse per gli investimenti e per le riforme di cui il nostro Paese ha bisogno. “Non siamo contro nessuno ma tifiamo per l’Italia. Vorremmo che il nostro piano di medio termine fosse oggetto di dibattito con i partiti che si candidano alla guida del Paese”, aveva detto il Presidente Vincenzo Boccia.

Il punto è proprio questo: tifare per l’Italia.

Le visioni diverse di Federalberghi e Confindustria mettono in luce un marchio che il contratto di governo M5s-Lega sembra voler imprimere al Paese in questo particolare momento storico: un Made in Italy che si rafforza attraendo energie verso se stesso e non proiettando le proprie verso l’esterno alla ricerca di un benefico e proficuo ritorno. Federalberghi si preoccupa soprattutto di un incoming delle risorse, delle energie, dei turisti verso l’Italia, quindi è interessata a maggiore sicurezza, ordine, ed è pertanto in linea con la proposta. Confindustria, invece, è proiettata verso un outgoing delle relazioni, ad un’apertura verso un mercato sempre più grande e stabile che consenta alle imprese di poter competere e crescere, in modo che poi ne benefici il Paese stesso. Su questo fronte il programma è manchevole, comunque non del tutto chiaro.

Sono due anime diverse, non necessariamente in contrapposizione. Riuscire ad armonizzarle non è compito facile e per farlo è importante comprendere che entrambe sono anime del Paese, non invenzioni.

Se ci sta a cuore l’Italia non possiamo lasciare fuori dalla nostra cura un’anima che ad esso appartiene.

 

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