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venerdì, Aprile 19, 2024

Creare lavoro in Calabria? La testimonianza di Fabio Cifuni

Lavorare utilizzando beni confiscati alla ‘ndrangheta non è un un gioco da ragazzi, lo sappiamo abbastanza bene. Molte possono essere le conseguenze per chi prova a mettere in piedi dei progetti in strutture confiscate alla criminalità organizzata, soprattutto in Calabria.

La testimonianza offerta dalla *Cooperativa Sociale “Progetto Germano” di Scalea (CS), attraverso la voce del referente Fabio Cifuni, va oltre questo problema, presentandoci un’altra realtà, ancora più drammatica, se è possibile.

L’opposizione al progetto che la cooperativa prova a realizzare, infatti, che dovrebbe “prendere forma” su un terreno comunale (e dunque non confiscato a privati), proviene da un abitante del luogo che, pur non vantando alcun diritto di proprietà sul terreno, dal momento che questo appartiene al Comune, come appena ribadito, vorrebbe imporre comunque il suo “niet”. Nella nostra terra di Calabria, purtroppo, c’è chi pensa ancora che, con e per arroganza, sia possibile vantare dei diritti sulle cose altrui, in questo caso, dell’intera collettività, ostacolando di fatto un processo di sviluppo e di crescita.

Tutto ha inizio nel settembre del 2013. Fu allora che come Cooperativa Sociale “Progetto Germano” presentammo una bozza del progetto di Orto Sociale e Solidale all’allora Commissario Prefettizio del Comune di Scalea (Comune commissariato, sciolto per infiltrazioni mafiose nel luglio del 2013, a seguito dell’operazione “PLINIUS”).

Il progetto suscitò l’interesse della Commissione che, per valutarne la fattibilità, lo inoltrò all’Ufficio Tecnico Comunale. La nostra iniziativa prevedeva il recupero di un terreno comunale nei pressi del Liceo Scientifico di Scalea. Il terreno non era utilizzato ormai da anni, era incolto, una vera e propria discarica a cielo aperto. Il Comune mise a disposizione il terreno in comodato d’uso gratuito sperimentale fino al 2021.

L’obiettivo del nostro progetto era di rendere produttivo quel terreno creando, appunto, un “Orto Sociale e Solidale”. Tutto questo con il contributo di volontari, soggetti svantaggiati, disagiati (ex tossicodipendenti, ex alcolisti,) inseriti in percorsi riabilitativi, di tutti coloro che, armati di buona volontà, avrebbero voluto mettersi in gioco, per creare anche una sorta di “orto Didattico” da proporre in primavera ai vari Istituti scolastici presenti sul territorio.

I prodotti dell’Orto avrebbero alimentato quotidianamente l’unica mensa solidale presente a Scalea. Inoltre, con il sistema del Mercato del Tempo, avremmo messo in circolo “dignità”, “donando”,  in pratica, dei cestini solidali a soggetti bisognosi e chiedendo loro in cambio del “tempo” da dedicare, da mettere a disposizione della comunità, in base alle proprie attitudini e talenti. Questo per favorire una logica di bene comune, di partecipazione e non di assistenzialismo.

Tutto procedeva bene fino quando un uomo, già noto alle Forze dell’Ordine, provò ad imporci uno STOP, attraverso minacce per nulla velate. Come reagire? Un pericolo concreto si affacciava all’orizzonte ma, nonostante la consapevolezza di avere di fronte un scoglio di enormi proporzioni, dopo un attento discernimento, con i soci della cooperativa decidemmo di “cedere” e denunciare.

Scattarono gli arresti ma molto presto ci ritrovammo di fronte il nostro oppositore. In “attesa del processo” questi è tuttora libero di girarci intorno, non consentendoci di fatto la partenza del progetto come noi lo avremmo immaginato. Le Forze dell’Ordine fanno quello che possono, nel rispetto della legge.

Gli abitanti di Scalea temono delle ritorsioni e non si avvicinano al progetto, anzi ci evitano. Soltanto poche persone, timidamente, ci appoggiano. Noi crediamo nel progetto e siamo intenzionati a proseguire fermamente sulla strada intrapresa: quella della creatività, del coraggio, del bene comune. Abbiamo deciso di provare a finanziare il progetto lanciando una campagna di crowdfunding (https://buonacausa.org/cause/orto-sociale-e-solidale-scalea) e finalmente avviarlo.

Come cooperativa stiamo comunque lavorando per mantenere il terreno pulito, per prepararlo alla coltivazione. E’ necessario anche recintarlo, mettere gli alberi da frutto, concimarlo.  Proseguendo nel nostro progetto vorremmo riuscire a creare anche un marchio di nicchia per prodotti come il peperoncino sott’olio o il limoncello.

Saremo grati a quanti vorranno conoscere e sostenere il nostro progetto per creare lavoro, per servire la comunità e soprattutto per dire no alla prepotenza e alla mentalità mafiosa che prova ad uccidere la speranza.

Lo scenario dipinto da Fabio Cifuni non è confortante! La testimonianza offerta apre soprattutto numerosi interrogativi sui fattori che possono osteggiare la creatività di chi voglia fare impresa al Sud e non solo. Ci accorgiamo, pertanto, che la politica dei bonus non è affatto rispondente alle reali esigenze del nostro Paese. Sarà utile ma non prioritaria.

Per fortuna ci sono tanti calabresi coraggiosi che provano comunque a dire no al sopruso, che non si rassegnano, anche se il costo di questa operazione è troppo alto sia per i singoli sia per le loro famiglie, anche se questa battaglia ha ogni giorno di più il gusto amaro della paura e della solitudine.

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*La cooperativa Progetto Germano (Scalea – CS) nasce nel 2013, con l’obiettivo di mettere in piedi nuovi sbocchi lavorativi, soprattutto per coloro che,  a causa di disabilità o di disagi, incontrano difficoltà nell’inserimento lavorativo. Il nome Germano è stato scelto dai soci per ricordare una persona che nella sua vita ha sempre lavorato con passione, dedizione, volontà, mai chiedendo “… quanto mi dai?” ma “ … mi paghi per quanto riesco a fare?”. Instancabile, fantasioso, innamorato della vita, combattivo ma, nonostante tutto, sempre sereno.

Per ulteriori info:  https://www.facebook.com/CooperativaProgettoGermano/about/ – progettogermano@libero.it

 

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