“Sono 20,30,40 anni che parliamo degli stessi problemi, ma siamo sempre fermi al punto di partenza. Lo scenario non cambia”. Sia che si parli di politica, associazionismo cattolico e non, di sanità, di Mezzogiorno, di viabilità, il sigillo posto a conclusione di ogni dibattito pubblico e privato è sempre il medesimo.
Siamo un po’ bugiardi o abbiamo poca memoria, però. Che dire infatti, dei rimedi proposti per risolvere o quantomeno ridurre i problemi che attanagliano la nostra esistenza?
Magari abbiamo disposto di un bagaglio di buone soluzioni e lo abbiamo trascurato, non ne abbiamo fatto tesoro. Una soluzione che poteva essere vincente due o tre anni fa, oggi potrebbe non esserlo più. Le circostanze, i tempi, gli attori cambiano e quindi occorre sempre rivedere le proposte, aggiornarle o riscriverle.
Forse pensiamo che soltanto il cibo, le bibite, i farmaci abbiano una data di scadenza. Non è così. Anche le soluzioni ideate per risolvere questioni annose, sanare divari sociali, ingiustizie hanno un termine di efficacia.
Se riuscissimo ad avere contezza di tutto il materiale sprecato nel tempo ( idee, suggerimenti, proposte, progetti) rimarremmo sgomenti! Quel che è peggio è che abbiamo sciupato il capitale e l’interesse che questo avrebbe potuto produrre.
Potrei, a questo punto, concludere con un “nulla è perduto”, sfoderando ottimismo. Invece no. La mia speranza, oggi, è quella di riuscire a far percepire il dolore di una perdita e di uno spreco.
Sui banchi di scuola abbiamo imparato a leggere e a scrivere. Tra le pieghe del tempo e della vita impariamo a fare memoria delle esperienze per non ripetere gli stessi errori.