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mercoledì, Ottobre 4, 2023

Codice degli Appalti: servono più regole o una rivoluzione culturale? Il punto di Paolo Acciai (Cisl)

Con la pubblicazione del Correttivo del Codice degli Appalti Pubblici e dei Contratti di Concessione, avvenuta in Gazzetta Ufficiale lo scorso 5 maggio, in vigore, pertanto, dal 20 maggio 2017, a seguito del Codice approvato nell’aprile del 2016, speriamo di avere finalmente una occasione per far compiere un salto di qualità a tutto il settore interessato dagli appalti e dalle concessioni, sia in relazione alle normative, sia in relazione alla qualità delle imprese e, più in generale, del lavoro.

Il fatto che un Codice approvato in data 18 aprile 2016, e di fatto mai reso esecutivo realmente,  necessiti dopo appena un anno di un correttivo, suscita comunque perplessità e mette in rilievo una carenza di base:  nel legiferare spesso si ha una ambiguità della certezza del diritto e non del diritto alla certezza. E non sarà sfuggito a nessuno il fatto che, appena sottoposto alla firma del Presidente della Repubblica per la sua promulgazione, ci si sia accorti che con un “misterioso” colpo di mano venivano limitati i poteri dell’Autorità dell’Anticorruzione (abrogando il comma 2 dell’art. 211), salvo poi correre ai ripari con rassicurazioni o impegni a rimediare all’accaduto.

Riepilogando: con una certa superficialità (o volontà specifica) si toglie un comma cruciale e nel contempo si assicura che si provvederà a rimediare, come se la delicata funzione del legiferare potesse essere ridotta alla scrittura di un modesto regolamento condominiale.

E’ inutile girarci intorno. Ogni volta che si parla di appalti vengono subito alla mente i tanti scandali riportati dalla stampa, le opere incomplete o mal realizzate, gli aumenti dei costi di tali realizzazioni, varianti, lavoro nero, lavoro non in sicurezza. Ecco perché Cgil, Cisl, Uil hanno visto un’occasione di riqualificazione dei tanti settori interessati dagli appalti, nel momento in cui le Commissioni Ambiente e Lavori Pubblici di Camera e Senato si sono riunite per scrivere le nuove regole che in larga parte recepivano i regolamenti europei.

Ma basta un codice per “regolare” il mondo così complesso degli appalti, la cui complessità coinvolge la vita di molti di lavoratori? Sicuramente no. Il Codice degli Appalti è un punto importante dal quale partire, un punto fermo, vista anche l’obbligatorietà dell’inserimento della clausola sociale, prima facoltativa, che punta proprio a difendere il lavoro e la dignità dei lavoratori del settore.

Un punto importante, un punto fermo che ha bisogno di esprimere tutta la sua efficacia. Perchè questo sia possibile, non solo sulla carta, ma soprattutto nella realtà, perchè i contenuti del Codice degli Appalti esprimano tutta la loro validità, è necessaria una vera e propria rivoluzione culturale. Una rivoluzione culturale grazie alla quale riscoprire il significato di concetti come “dignità del lavoro”, “legalità”, oggi esautorati della loro importanza e dell’importante relazione che li lega.

Sarà curioso infatti poter capire come mai, la pressante richiesta (concessa dal Governo) di alzare a 2 milioni di euro l’importo massimo di realizzazione dell’appalto con la procedura del maggior ribasso comporti per alcuni imprenditori un aumento di ripresa lavori ed occupazione. Era solo un problema di procedura di aggiudicazione o, come pensavamo, del fatto che non si fanno più appalti per mancanza di risorse?

Ma qualcuno, poi, si domanderà com’è davvero realizzata l’opera? Fino ad oggi abbiamo assistito alla preoccupazione che l’iter per la realizzazione del bando di gara venisse realizzato in maniera corretta: ma chi ha controllato che la realizzazione di un lavoro o di una concessione rispondesse ai migliori requisiti? Quando si fa l’appalto per il trasporto scolastico, ci preoccupiamo di sapere se gli autisti hanno i requisiti per fare un buon servizio? Basta solo il possesso della patente di guida o serve anche sapere che possiamo affidare in tranquillità i nostri figli perchè l’autista è una persona psicologicamente stabile?

Il Codice, come tutte le leggi, ha al suo interno cose buone e cose meno buone. Lascia molti spazi per la contrattazione e lascia flessibilità di azione, risentendo paradossalmente delle pressioni a suo tempo fatte da una nazione (l’Inghilterra) che oggi non fa più parte dell’Unione Europea.

Non esistono leggi che possono far migliorare azioni, realizzazioni, costi, tutele, se non si parte dal principio cardine di un nuovo modello di fare impresa basato non solo sulla finanza ma sulla persona. Ed allora, quante associazioni imprenditoriali, oltre a citare il Papa che fa moda, sono pronte ad investire in un nuovo modello di sviluppo? Quanti codici dovremo ancora scrivere perchè si arrivi ad una normalità di procedure di gara e di corretta tutela dei lavoratori?

Nel rapporto annuale 2016 della Guardia di Finanza si indica la cifra di 5,3 miliardi di euro di evasione dovuti a reati di corruzione. A chi vengono sottratti questi 5,3 miliardi di euro? Ai lavoratori, alle persone rimaste senza lavoro, alle persone che lavorano in condizioni disagiate. Ed allora, più che commentare il Codice degli Appalti c’è da commentare chi, guidando l’impresa, diventa il vero responsabile di un reato che non si ripara con nessuna pena: la violazione della dignità della persona.

Cgil, Cisl, Uil, hanno comunque lavorato affinchè il codice contenesse parti importanti non solo per i lavoratori ma anche per le persone: obbligatorietà della clausola sociale, la conferma del dibattito pubblico, indispensabile per superare preventivamente le problematiche conflittuali nei territori; il miglioramento previsto nei livelli di progettazione e l’applicazione dei contratti di riferimento ai lavori eseguiti, sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.

Il lavoro continua per la gestione che il Decreto lascia alle parti.

Il lavoro continua perché il valore della persona non ha mai fine.

 

*Paolo Acciai (Cisl)

*Dipartimento Politiche dei Servizi e del Terziario, Agroalimentare, Edilizia, Infrastrutture e Difesa del Suolo, Politiche Energetiche, Bilateralità.

Componente Centro Studi Istituto Italiano Anticorruzione

 

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