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lunedì, Settembre 25, 2023

Buon anno nuovo

Ci siamo ormai! Il 2018 volge al termine, ancora qualche ora e saluteremo di fatto il nuovo anno. O forse dovremmo dire un anno nuovo? Come scrivevo ieri sera, il pensiero non può non essere rivolto al lavoro. Tanti sono gli spunti di riflessione che il tema suggerisce, soprattutto in un contesto storico caratterizzato da un clima di incertezza.

Non mi riferisco tanto, almeno non in questa sede, alla condizione economica e occupazionale di cui è stato scritto tanto e di cui ancora tanto si scriverà. E con questo non voglio sminuire la drammaticità dell’esperienza che sta vivendo chi è impegnato a difendere il proprio lavoro o a cercarlo.

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e questo lavoro abbraccia e sostiene tutta l’ossatura del nostro Paese.

Il mio riferimento all’incertezza, pertanto, riguarda l’utilizzo di alcune parole che sembrano non avere più lo stesso significato per tutti, che si frappongono tra di noi allontanandoci, impedendoci così di lavorare insieme. Il vocabolario parla chiaro, magari lo consultassimo più spesso! Per intenderci, è come se giorno dopo giorno togliessimo una lettera alle parole che utilizziamo, dapprima provocandone l’impronunciabilità e subito dopo dichiarandone l’inesistenza e il vuoto lasciato.

Un vuoto che mina le fondamenta su cui si poggia il vivere civile di un Paese, che ne indebolisce l’ossatura.

Penso a parole come confronto, dovere, diritto, responsabilità, competenza, professionalità, servizio, ruolo, fede. Queste sono solo alcune delle parole che mi rimbombano dentro in questo istante. Mi chiedo se cambiamento voglia dire gettare via tutto o molto con un colpo di spugna oppure far maturare, consentire a quelle parole di esprimere ancora meglio e di più il senso del loro esserci attraverso il nostro essere.

Io credo fermamente nella seconda opzione e per questo mi auguro di cuore che il 2019 non sia soltanto un nuovo anno, ma un anno nuovo.

Buon 2019!

 

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