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venerdì, Aprile 19, 2024

Alternanza scuola-lavoro: rimbocchiamoci le maniche

Se c’è un argomento che mette tutti d’accordo e allo stesso tempo divide è proprio il lavoro. Ce ne siamo resi conto ancora di più negli ultimi giorni, dopo le manifestazioni degli studenti contro il progetto dell’alternanza scuola-lavoro, definita una delle innovazioni più significative della legge 107 del 2015, meglio conosciuta come “La Buona Scuola”. Molta la strumentalizzazione della protesta da parte delle diverse forze politiche, pronte a tutto pur di guadagnare consensi; molta la verità tristemente amara che la stessa protesta ha messo in luce.

Quale sarebbe questa verità? La scuola di oggi, buona o meno che sia, trascura di educare o di preparare lo studente alla gavetta, o semplicemente, alla vita reale.

L’espressione “alternanza scuola-lavoro” non esclude che se ne parli. Lo spirito della proposta è chiaro, secondo quanto riporato nel sito del MIUR: “Pur nella differenza dei ruoli e delle competenze, le scuole e il mondo del lavoro sono sollecitati ad interagire per una maggiore corresponsabilità educativa e sociale orientata alla valorizzazione delle aspirazioni degli studenti nell’ottica di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”.

Dunque il disagio di alcuni studenti, giusitificato o semplicemente suggerito, si fonda sulla mancanza di un tassello nell’opera educativa della scuola, non nella proposta dell’alternanza scuola-lavoro contenuta nella succitata legge.

Una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva passa forse dalla presunzione di volerci inserire in un ambiente lavorativo costruito a nostra immagine e somiglianza? Una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva passa forse dalla presunzione di chiedere qualcosa senza prima aver dato o dimostrato cosa siamo in grado di offrire, chiamando in causa anche il nostro modo di relazionarci con l’altro? E poichè viene chiamata in ballo la creatività potremmo porci una domanda: per un giovane esiste qualcosa di più creativo dell’impatto con la vita reale, sia che questa si presenti con i tratti dolci di una volontaria o con quelli più esigenti di un imprenditore?

“Non siamo lavapiatti”, “non siamo operai”, “non facciamo fotocopie”, hanno gridato gli studenti. E dunque, i giovani si aspettano di trovare subito il lavoro dei loro sogni, escludendo anche solo l’eventualità di un percorso momentaneamente diverso, che probabilmente li forgerà sotto molti altri aspetti della loro personalità? Escludono a priori la domanda: cosa posso trarre io da questa esperienza? Il progetto dell’alternanza scuola-lavoro deve svolgersi regolarmente e secondo quanto previsto dalla legge. Dunque, niente abusi di sorta o maltrattamenti. Il punto è un altro, però.

Anche i lavoratori adulti, quelli che lavorano con regolare contratto, non dovrebbero veder violati i loro diritti. Eppure accade. Accade che i lavoratori debbano puntare i piedi per ottenere quello che, secondo contratto, e dunque secondo la legge, è già riconosciuto. Dire questo non significa asserire che poichè il mondo gira male dobbiamo seguire la corrente sbagliata. Assolutamente no! Significa, piuttosto, ricordare agli studenti che qualsiasi nuova esperienza, anche quella nata sotto i migliori auspici e regolamentata dal più perfetto dei contratti, anche lo stesso percorso di alternanza scuola-lavoro, potrà riservare inediti che essi dovranno essere capaci di affrontare prontamente, perchè è quello che dovranno fare nella vita reale, dal diploma in poi.

Non fuggendo, tornando a casa, urlando slogan quasi offensivi dell’altrui dignità e che rivelano come l’espressione “il lavoro nobilta l’uomo” si attesta come buon convicimento solo se il lavoro in questione è quello che avremmo sempre desiderato svolgere, che non può mai scendere sotto determinati standard di accettazione sociale.

Cosa c’è di intelligente, di sostenibile, di inclusivo in una mentalità così povera?

Ogni esperienza può e deve essere affrontata senza paura o scoraggiamento, per smussare gli angoli della presunzione, per fare i conti con un concetto, a volte, troppo alto di noi stessi che ci impedisce di essere umili, nel senso di malleabili dalla vita, non dal potente o usurpatore di turno.

Il progetto dell’alternanza scuola- lavoro richiama la scuola a compiere scelte oculate, ad offrire percorsi che gli studenti dovrebbero poter affrontare con una buona dose di “preparazione alla vita reale”, perchè la scuola non può garantire allo studente, nè sarebbe giusto o sensato che lo facesse, una campana di vetro che lo accompagni in tutti i suoi spostamenti. Così anche gli altri attori coinvolti nel progetto, come “imprese e aziende, ma anche associazioni sportive e di volontariato, enti culturali, istituzioni e ordini professionali” devono rispondere con responsabilità per diventare “partner educativi della scuola, per sviluppare in sinergia esperienze coerenti alle attitudini e alle passioni di ogni ragazza e di ogni ragazzo”.

Ebbene sì, il mondo degli adulti è chiamato in causa, ancora una volta, a dare il meglio di sè. Lo farà?

Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli ha affermato che: “I dati relativi ai primi due anni di attuazione sono importanti e testimoniano lo sviluppo dell’alternanza e l’impegno delle scuole. (…) Ora dobbiamo fare uno sforzo aggiuntivo per qualificare ulteriormente i percorsi e la gestione delle procedure da parte delle scuole, rispondendo alla richiesta delle nostre studentesse e dei nostri studenti di poter far emergere eventuali problemi riscontrati durante la loro esperienza. Ci sarà un ampio confronto su questo, lo faremo il 16 dicembre: organizzeremo come Ministero gli Stati Generali dell’alternanza con tutti gli attori in campo, a partire dai rappresentanti delle ragazze e dei ragazzi. Prima di allora lanceremo due strumenti importantissimi: la piattaforma di gestione dell’alternanza e la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza che sono strettamente connesse fra loro. La piattaforma sarà strumento di attuazione della Carta, che è molto attesa ed è uno strumento centrale di informazione e di garanzia per chi partecipa all’alternanza”.

Tra i buoni propositi e gli effettivi riscontri c’è la vita reale, ragazzi! E’ lì che dovete mettervi in gioco. E’ nelle prove che vi attendono, in quelle che dovrete affrontare in prima persona, che diventerete grandi, anche se il vostro lavoro dovesse essere il più umile e, agli occhi della società “piccola”, il più insignificante.

 

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