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venerdì, Aprile 19, 2024

Reddito di cittadinanza: una questione spinosa

Mi rendo conto che quella che mi accingo a trattare è una questione spinosa: reddito di cittadinanza sì o reddito di cittadinanza no all’ex terrorista Federica Saraceni, condannata per l’omicidio del prof. Massimo D’Antona (20 maggio 1999)?

Affrontarla, tuttavia, è un modo per fare chiarezza anche dentro di me, senza infingimenti o ipocrisie.

Intanto, che cos’è il reddito di cittadinanza?

“Il Reddito di cittadinanza è la misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale che i cittadini possono richiedere dal 6 marzo 2019. Si tratta di un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari associato ad un percorso di reinserimento lavorativo e di inclusione sociale, di cui i beneficiari sono protagonisti sottoscrivendo un Patto per il lavoro o un Patto per l’inclusione sociale”.

Questo è quanto pubblicato nel sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Dopo aver focalizzato una premessa doverosa, non posso non partire da una domanda: perchè viene definito ingiusto che una ex terrorista, alla quale non è stata revocata la cittadinanza (stando anche alla Legge di conversione del Decreto Sicurezza, n. 132 dell’1 dicembre 2018), che sta ancora scontando la sua pena, percepisca il sostegno economico? Secondo la legge in vigore non c’è alcuna violazione. Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, ha confermato che «I requisiti reddituali, patrimoniali e occupazionali, che competono all’Inps, ci sono».

Mettendo per un attimo da parte ciò che prevede la legge, proviamo a ragionare su altri versanti. Facciamolo lontano dalle diatribe partitiche, le ipocrisie di chi oggi si straccia le vesti, quando ieri ha avuto l’occasione di intervenire per correggere una norma definita ingiusta e non l’ha colta.

Su questo punto consiglio la lettura dell’articolo di Dino Martirano sul Corriere dell’1 ottobre.

Il reddito di cittadinanza è un premio o è un sussidio per chi versa in condizioni di povertà, di esclusione e non lavora? Secondo la premessa menzionata in apertura….buona la seconda.

Poniamo il caso che legalmente Federica Saraceni non possa percepire il reddito di cittadinanza, che sia comunque in cerca di un lavoro, visto che è anche madre di due figli, e che venga assunta in una azienda. Il titolare dell’azienda deve forse essere additato per aver inserito nel suo staff una ex terrorista? I suoi dipendenti devono forse minacciare uno sciopero perchè non intendono lavorare fianco a fianco con chi ha ucciso?

Saperla povera e indigente può farci sentire meglio o farci credere che una società giusta sia quella che riconosce agli uomini marchi di infamia da portare in petto fino alla morte? Dobbiamo cedere a ciò che riteniamo ingiusto nell’imminente, in relazione al male compiuto, o pensare a ciò che può essere salvifico per il futuro di chi ha sbagliato, in vista di una società più matura?

Il reddito di cittadinanza non è un premio e il lavoro non è una concessione.

Ciò che questa donna ha compiuto ha ferito la sua e la nostra Storia per sempre. Credo che nessuno possa saperlo meglio di lei. Il punto, semmai, è che il percorso rieducativo di una persona non si esaurisce con la pena inflittale, che sia detenzione in carcere o agli arresti domiciliari. Proprio per questo la politica non può non ragionare in modo più ampio rispetto a questi temi e sarebbe importante che questo fatto spronasse i politici a porsi domande ben più alte e, allo stesso tempo, profonde.

Se non riusciamo ad accettare che la vita di questa donna continui, nonostante il male compiuto, proviamo a farlo pensando ai suoi figli, perchè questi possano respirare il profumo di una società buona, che respinge con fermezza l’odio e sa ancora perdonare.

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