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venerdì, Marzo 29, 2024

Più risorse alle fasce sociali più deboli: sindaci dell’area metropolitana cambino l’agenda delle priorità

Il rapporto di Demoskopika relativo alla spesa dei comuni riguardante l’assistenza alle categorie sociali più deboli è allarmante. La nota scientifica dell’istituto di rilevazione e ricerca traccia un quadro che esige delle riflessioni. Al netto del fatto che lo studio è stato effettuato seguendo il parametro delle “rette destinate al ricovero in strutture per anziani/minori/ soggetti portatori di handicap ed altri servizi connessi”, e quindi la spesa delle amministrazioni presa in considerazione riguarda questo segmento di intervento, c’è da aprire una discussione seria e approfondita, se, per esempio i Comuni friulani spendono 63,37 euro pro capite e, la Calabria – penultima in questa rilevazione – spende appena 2,13 euro. Il dipartimento welfare di Demoskopika ha condotto la ricerca ‘abbinando’ due categorie di spesa.

E proprio da questa duplice valutazione, emergono i dati più duri e che pesano la sensibilità politica delle amministrazioni comunali calabresi. Si tratta di un confronto tra risorse destinate a servizi socio-assistenziali e risorse destinate alle organizzazioni e alle manifestazioni di fiere, sagre, eventi e convegni. Nei fatti, il rapporto Demoskopika restituisce un contesto in cui i bisogni delle fasce sociali più deboli sono meno importanti delle attività di animazione territoriale. La provincia di Reggio Calabria addirittura spende 0,16 euro per le rette socio assistenziali e 1,78 euro pro capite per gli eventi. Una discrasia inaccettabile per quanto riguarda la materia di assistenza alle persone con fragilità. La crisi del welfare dell’area metropolitana di Reggio Calabria potrebbe sintetizzarsi esclusivamente nell’analisi di questo dato.

Pertanto è indispensabile ridisegnare il rapporto fra pubblico e assistenza per riorganizzare il sistema di protezione sociale. In questo quadro generale desolante i sindaci del territorio metropolitano e le amministrazioni tutte devono farsi carico di una responsabilità politica forte, in grado di invertire un trend che non garantisce pienamente i diritti dei più deboli. I numeri del rapporto sopra citato misurano la sproporzione con la quale vengono gestite alcune voci dei bilanci comunali. Certamente, eventi di approfondimento culturale sono fondamentali per i territori e per il loro sviluppo, ma non possono assumere una centralità maggiore rispetto alle politiche socio-assistenziali e alle risorse dedicate per attuarle.

Non già per obblighi normativi in forza alla legge nazionale 328/2000 e alla legge regionale 23/2003, che prevedono che i Comuni siano titolari della gestione di interventi e di servizi socio-assistenziali a favore dei cittadini; ma perché le amministrazioni dovrebbero riacquisire il senso di prossimità sociale, per far fronte ai bisogni più essenziali di chi vive una condizione di svantaggio e di disagio sociale.

C’è da sottolineare anche il fatto che la riforma del welfare calabrese, contemplata dalla DGR 449/2016, che prevedeva il passaggio di deleghe dalla regione Calabria ai Comuni è, oggi, ritornata al punto di partenza quindi la rivoluzione del sistema dei servizi socio assistenziali, ma soprattutto quello delle politiche sociali calabresi, non può del tutto ultimarsi fino a quando non verrà sciolto il “nodo deleghe politiche sociali” che da settimane non permette il pieno sviluppo dell’interazione tra i diversi attori protagonisti del welfare regionale (Regione, comuni, Aziende sanitarie, Terzo settore e cittadini).

Il percorso di riforma previsto dalla delibera di giunta regionale, auspico, si attui al più presto; ma contestualmente, occorre che i comuni cambino l’agenda delle priorità, gestendo le risorse – anche se oggettivamente poche – secondo un paradigma di sensibilità politica che tenga conto delle vulnerabilità della collettività. Sarebbe un segnale di credibilità, un messaggio di speranza per chi si è rassegnato alla disillusione di un ‘welfare di prossimità ’ mai effettivamente compiuto, in Italia, e benché meno in Calabria.

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