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venerdì, Marzo 29, 2024

La XVIII Legislatura tra proposte, promesse e prospettive

Decidere di dare spazio alle proposte delle diverse parti sociali del Paese piuttosto che alle promesse elettorali delle forze politiche in campo costringe immediatamente a focalizzare l’attenzione su due elementi non trascurabili:

  1. la differenza tra proposte e promesse;
  2. il dato temporale che registra un proporsi tardivo delle parti sociali rispetto alle promesse già in atto dei partiti politici. Qualche esempio: la CISL ha presentato le sue proposte lo scorso 29 gennaio, mentre nei prossimi giorni si terranno a Verona le Assise Generali di Confindustria “per trasmettere alle formazioni politiche che si confronteranno per la guida del Paese e all’intera opinione pubblica una prospettiva strategica per un progetto duraturo di sviluppo, crescita e occupazione”.

Differenza tra proposte e promesse.

La proposta è un atto che precede una promessa. La proposta implica ascolto, studio, riflessione, elaborazione di programmi, responsabilità di contenuti. La proposta presuppone la presenza di soggetti (le parti sociali) che pongano le diverse istanze del Paese, almeno le più impellenti, all’attenzione, all’ascolto di altri interlocutori. Istanze che, pur provenendo da settori differenti, devono sempre tendere ad una sintesi, alla realizzazione di un bene comune, non individualistico e meno che mai esclusivamente corporativistico.

Soltanto dopo la presentazione di una proposta possono entrare in campo la promessa e i soggetti che promettono. La promessa, infatti, dovrebbe anelare a dare compimento ad una proposta. I soggetti che promettono (le forze politiche) assumono, dunque, l’impegno di dare ascolto ad una o più istanze recepite, di realizzare un programma ritenuto degno e legittimo per il bene e lo sviluppo del Paese.

Dato temporale

E qui ci agganciamo al secondo punto, al dato temporale che registra, contrariamente all’opportunità della sequenza appena menzionata, il proporsi tardivo delle parti sociali rispetto alle promesse già in atto dei partiti politici. Un proporsi tardivo che provoca delle conseguenze importanti. L’ascolto delle proposte, infatti, dovrebbe poter influenzare la composizione delle forze politiche che intendono dare concretezza a determinate istanze. Com’è possibile che i soggetti che si candidano a governare il Paese vengano selezionati senza aver ascoltato precedentemente la voce, e non la pancia, del Paese. Oggi si parla molto di come stanno cambiando le competenze professionali necessarie per accedere ad un mondo del lavoro in continua trasformazione. Come sarà possibile governare una trasformazione senza essere adeguatamente attrezzati per farlo? Senza ben conoscere la trasformazione che è in atto? Promettere prima di ascoltare può significare anche questo.

E’ normale che parta prima la campagna elettorale e che a questa si accodino solo successivamente le proposte delle diverse istituzioni che rappresentano le “voci” del Paese e che conoscono meglio le vie di sviluppo da battere, solo per il fatto che hanno maggiormente “le mani in pasta”?

Questo ultimo punto potrebbe forse trovare giustificazione nel fatto che la classe politica conosce, almeno dovrebbe conoscere, i problemi e i bisogni del Paese e dunque il contenuto delle proposte dovrebbe essere in sostanza un riepilogo, una messa a fuoco di quanto già espresso e condiviso nel corso del tempo e della Legislatura che ci lasciamo alle spalle.

Anche se va detto che non tutte le parti sociali, le diverse organizzazioni di rappresentanza del mondo del lavoro hanno atteso un mese prima delle elezioni per far sentire la propria voce (la piattaforma presentata ad inizio dicembre dalla Federalberghi è una prova tangibile del dato appena espresso), non possiamo negare di essere di fronte ad un meccanismo che presenta delle anomalìe. Le proposte delle parti sociali rincorrono le promesse che le forze politiche hanno già messo in campo e non viceversa.

L’intento di dare spazio, dunque, alle proposte delle parti sociali, piuttosto che fare da cassa di risonanza ad una delle campagne elettorali meno promettenti (anche se le promesse pullulano),  è un tentativo, seppur umile, di mettere in evidenza, per chi fosse interessato, quante e quali istanze del Paese sono davvero al centro dei programmi politici di chi si candida a governare l’Italia.

Il nostro viaggio partirà con le proposte della CISL.

A tutti noi cittadini chiamati al voto il compito di stare sul pezzo, ora più che mai. Stare sul pezzo per avere una visione d’insieme della situazione del Paese, la stessa visione, libera da egoismi, che chiediamo ai candidati alle future elezioni.

 

 

 

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