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giovedì, Marzo 28, 2024

La Repubblica ad un bivio

La crescita economica e le opportunità occupazionali nel mercato del lavoro italiano dovrebbero tendenzialmente mantenere un andamento positivo grazie all’apporto dei fondi europei del Pnrr e del relativo piano di riforme e investimenti ai quali stanno lavorando il Governo ed il Parlamento nazionale coadiuvati dal prezioso apporto degli enti territoriali.
Al fine di proseguire efficacemente in un percorso di progressivo consolidamento dei buoni risultati ottenuti fino ad ora, è necessario secondo Pasquale Tridico, Presidente dell’INPS, intervenire legiferando su un tema molto caro ai lavoratori e alle forze sindacali italiane: il salario minimo.

L’Italia, rispetto ad alcuni Paesi europei che hanno già da qualche tempo cercato di regolamentare il fenomeno, è rimasta nettamente indietro.
Ora, grazie all’imminente approvazione di una nuova direttiva in materia da parte di Consiglio e Parlamento europeo, è arrivato il tempo di intervenire.
La direttiva sul salario minimo legale UE, viene precisato, sarà indirizzata in modo specifico ai Paesi che hanno già prodotto norme concernenti un salario minimo nazionale in base alla mansione svolta. Paesi come Italia, Svezia, Cipro, Danimarca e Austria verrebbero dunque escluse.

Occorre quindi iniziare a focalizzare i lavori del Parlamento su una tematica di così stretta attualità per non rischiare di perdere un’ulteriore opportunità che si presenta per tutelare i lavoratori, troppo spesso sfruttati e mal retribuiti in Italia nonché contrastare le enormi disuguaglianze tra le diverse fasce sociali presenti sul territorio nazionale.
Una legge sul salario minimo in Italia è imprescindibile: da un lato servirebbe da incentivo alle imprese e a tutte le realtà produttive del Paese a continuare a investire in formazione professionale e nuove tecnologie, dall’altro costringerebbe i “furbetti” che sfruttano manodopera a basso costo a rispettare la dignità del lavoratore e retribuire manodopera molto spesso qualificata, ma non tutelata e costretta a lavorare in nero.

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