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venerdì, Aprile 19, 2024

La delicatezza della cosa pubblica

Voler dedicare l’ultimo pensiero del 2018 al tema del lavoro, che rimane il cuore del mio blog, mi costringe a scrivere oggi, in una domenica molto “fredda”, una riflessione extra per la rubrica settimanale. Non è possibile, infatti, concludere quest’anno senza fare riferimento ai provvedimenti che hanno colpito due figure istituzionali importanti della nostra regione: Mimmo Lucano, attualmente sospeso dalla carica di sindaco di Riace, e Mario Oliverio, governatore della Calabria.

Mimmo Lucano che, dopo la decisione di revoca degli arresti domiciliari da parte del Tribunale del Riesame, deve rispettare il divieto di dimora nella città che ha amministrato per anni, nel suo paese per intenderci; Mario Oliverio che, nonostante sia ancora in carica, è al momento impossibilitato ad essere presente a lavoro, a motivo della convalida del Tribunale della Libertà della misura dell’obbligo di dimora nel suo Comune di residenza.

Non è possibile concludere quest’ anno senza fare riferimento a tali vicende, non tanto per entrare nel merito dei provvedimenti e delle indagini, ma perchè esse restituiscono un’immagine che potrebbe aiutare tutti noi a focalizzare un dato: la delicatezza della “cosa pubblica” e l’amarezza di essere ad una passo da questa senza potersene occupare, in un modo o nell’altro. L’immagine deve servire a tutti, perchè diamo talmente tante cose per scontato, parliamo della cosa pubblica come qualcosa di importante senza veramente considerarne il valore e, appunto, la delicatezza, dal momento che riguarda in special modo i più deboli.

Forse non ci rendiamo davvero conto di ciò che ci viene affidato, giorno dopo giorno, in tutte le attività che compiamo. Non si tratta di semplici compiti per casa o di occasioni per impiegare il nostro tempo. E’ in ballo molto di più e per questo dobbiamo sforzarci di riscoprirne sempre il valore e di rendere solido il nostro impegno, perchè quanto da noi costruito possa vivere ed essere tramandato anche quando il nostro apporto non sarà più possibile o richiesto.

L’augurio è che la giustizia possa fare il suo corso e che la verità emerga. Nel frattempo meditiamo su questi fatti, non per mettere alla gogna o processare qualcuno, fingendoci comunque garantisti. Meditiamo per quanto appena espresso, per riflettere su quanto sia difficile anche compiere il bene in un mondo che lo riconosce e lo vuole sempre meno. Proprio tale difficoltà è una chiamata all’impegno serio e responsabile, da parte di tutti e per il bene di tutti.

 

 

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