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sabato, Aprile 20, 2024

Il sapore amaro del licenziamento monetizzato

La vicenda è nota. Una multinazionale americana, ma con sede in Irlanda, presente in 175 Paesi con circa 95mila dipendenti ed un fatturato (2016) di 19,7 miliardi di dollari decide di ridurre il personale di una delle tante aziende possedute nel mondo, in questo caso a Genova, licenziando 31 dipendenti su 54. Di fatto viene azzerata la produzione dell’azienda che opera – ad alto livello tecnologico e professionale – nel settore delle comunicazioni interne e la distribuzione di allarmi e segnalazioni a bordo di navi ed impianti off-shore; per quanto è dato sapere tale produzione verrà spostata in qualche stabilimento fuori del nostro Paese.

I soggetti di cui si parla sono la Eaton, società che progetta e produce soluzioni per la gestione dell’energia che rendono l’energia elettrica, idraulica e meccanica più efficace, affidabile, sicura e sostenibile e la GITIESSE, parte dell’impero industriale della Eaton.

In tutta questa vicenda fa specie leggere il Codice Etico che la Eaton dichiara di applicare, fra l’altro, nei confronti dei propri dipendenti; norme di comportamento lodevoli ma, carenti di un aspetto sostanziale: il rispetto della dignità della persona e, in particolare, della dignità del lavoro.

Quanto accaduto alla GITIESSE è esemplare al riguardo.

La Eaton, nel corso dell’incontro svoltosi il 27 luglio scorso in sede confindustriale, ha confermato la sua intenzione di licenziare i 31 dipendenti e di non essere disposta a far ricorso agli ammortizzatori sociali che avrebbero consentito di prendere un po’ di tempo per una possibile ricollocazione dei lavoratori, forse tra gli stessi clienti della Gitiesse. Vano l’intervento del sindaco Bucci che ho proposto soluzioni che potessero mantenere margini per la salvaguardia occupazionale con un percorso di cassa integrazione e sgravi fiscali pluriennali. Nemmeno prese in considerazione le proteste dei lavoratori giunti sino all’occupazione dell’azienda per difendere il proprio posto di lavoro.

La posizione della Eaton non si è spostata di un millimetro e, grazie alle pressioni esercitate dalla Regione Liguria, ha concesso (bontà sua…..) una buonuscita equivalente a 18 mensilità di stipendio.

In buona sostanza ha “monetizzato” la messa sulla strada di 31 lavoratori e delle loro famiglie con una manciata di soldi. Se tutto ciò sia in sintonia con il Codice Etico della Eaton, lo lascio alle valutazioni dei pochi lettori di queste righe.

Ma quanto accaduto costituisce un precedente pericolosissimo per il mondo del lavoro giacché è stata aperta la strada al licenziamento facile da parte delle aziende nazionali e multinazionali, lasciando del tutto indifesi i lavoratori dipendenti, vera parte debole di queste situazioni che possono, al massimo, sperare in una monetizzazione del loro licenziamento. Ricordare i dubbi e le perplessità sull’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori non è altro che piangere sul latte versato, né risulta incoraggiante la posizione espressa dal ministro Poletti nei riguardi delle aziende che permangono nella loro volontà di procedere a licenziamenti.

Peraltro la risposta del Governo italiano – in linea con quanto attuato anche in altri Paesi occidentali – a fronte della disoccupazione conseguente a questo “laisser faire” sul tema dei licenziamenti facili è quella di tenere a bada la gente tramite la concessione generalizzata di un reddito di inclusione a coloro che si potrebbero definire i “tagliati fuori”. Grazie ad esso costoro se ne stanno buoni, disponendo delle entrate minime necessarie per sopravvivere.  Se è questo il mondo verso il quale si desidera andare, il Reddito di inclusione varato dall’attuale governo va benissimo.

Ma non è questo il mondo che auspichiamo, un mondo in cui il lavoro – non la disoccupazione permanente – sia parte costitutiva dell’umanità della persona  giacché “Il lavoro è un bene dell’uomo – è un bene della sua umanità -, perché mediante il lavoro l’uomo non solo trasforma la natura adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, «diventa più uomo»”. (Enciclica “Laborem exercens” di Giovanni Paolo II)

di GUIDO GARRI

Direttore Editoriale “L’Operaio Ligure”

Periodico della Federazione Operaia Cattolica Ligure

 

 

 

 

 

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