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venerdì, Marzo 29, 2024

9/11: vent’anni dopo

11 settembre 2001 a New York, un martedì qualunque all’apparenza.
Il candidato Repubblicano George W Bush era diventato Presidente degli Stati Uniti otto mesi prima, superando nelle preferenze elettorali il candidato democratico Al Gore.
Quella mattina il Presidente si trovava nella scuola elementare Emma E. Brooker in Florida.
Nessuno si sarebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo di lì a poco.

Mohammed Atta, Abdulaziz al-Omar e altri tre terroristi superano i controlli all’aeroporto di Portland, Maine.
Una volta saliti sull’American Airlines 11 uccidono il pilota, il primo ufficiale, due assistenti di bordo e un passeggero israeliano. Il dirottamento è compiuto.
Quattro squadre di terroristi prendono il controllo di altri aerei di linea.

Due aerei si scontrano contro le Torri Gemelle a New York, un altro al Pentagono.
Obiettivo di un terzo volo dirottato, si presume fosse la Casa Bianca o il Congresso, ma per fortuna grazie alla resistenza attuata dall’equipaggio e dai passeggeri, l’aereo arriva fino in Pennsylvania.
New York sotto shock: 343 vigili del fuoco e ben 72 poliziotti perdono la vita, cercando di salvare migliaia di persone.
Il bilancio finale delle vittime desta spavento: 2606 civili a New York, 125 vittime al Pentagono e 246 passeggeri presenti sui voli dirottati.

Oggi al posto delle Torri Gemelle si erge la Freedom Tower, alta 1776 metri, con rimando all’anno storico dell’indipendenza statunitense dall’Impero britannico.
Attacchi terroristici pianificati e programmati minuziosamente per cinque lunghi anni da Osama Bin Laden e Al Qaeda, l’organizzazione terroristica di cui Osama è a capo.
Gli Stati Uniti dichiarano guerra globale al terrorismo, segnando una svolta nella loro politica estera rispetto alle amministrazioni precedenti.

Obiettivo principale: la cattura di Osama Bin Laden, il quale, nel frattempo, trova rifugio e protezione in Afghanistan,
Paese caratterizzato da forti instabilità strutturali e politiche, molto indietro sui diritti umani.
Gli Stati Uniti arrivano in Afghanistan per esportare la democrazia e dare la caccia al capo di Al Qaeda.
Costui verrà trovato e ucciso nel 2011 durante l’amministrazione Obama.
Il resto è storia dei giorni nostri. Le truppe statunitensi si sono ritirate definitivamente dal territorio afgano pochi giorni fa, alla guida del Paese sono tornati i talebani che lo avevano guidato dal 1995, dopo la ritirata sovietica nella guerra civile che aveva interessato il Paese, fino al 2001, quando intervengono gli statunitensi e la Nato per i motivi spiegati precedentemente.

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